Vite brevi di tennisti eminenti - Matteo Codignola

Citazioni da Vite brevi di tennisti eminenti di Matteo Codignola

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Papa Lenglen non aveva paura della sconfitta, non nel senso corrente della parola. Semplicemente conosceva i demoni che il tennis sprigiona, ed era vittima del più potente: l’idea che possa, anzi che debba esistere una partita perfetta. Non tutti sono disposti ad ammettere, ma sotto sotto ogni tennista lo pensa, che il primo punto dell’avversario, o il primo errore commesso, gli hanno rovinato tutto: che magari vincerà, ma non nel modo che avrebbe voluto, o immaginato.

Senza suono il tennis non esiste, in questo Torben ha sempre avuto ragione.

Dunque il tennis è stato così dagli inizi: un nocciolo di follia e di mistero per certi versi tenuti a bada, per altri direttamente espressi, da un sistema di regole e da un punteggio pensati per tenere alla larga il cosiddetto mondo reale. E da una scenografia naturalmente.

Che cos’è la velocità? È veloce, o invece è lenta? A volte, se riesco davvero a concentrarmi, se riesco davvero a vedere, ho l’impressione che un servizio anche potentissimo mi arrivi al rallentatore. Come con la musica. Non riesco più a capire co’è musica e cosa no. Non riesco più a tenere le cose separate e dire “fin qui è musica, da qui in poi è tennis”

A un certo punto, verso sera, si erano ritrovati in colonna, dietro un camion. Pancho dava segni di un’infelicità quasi metafisica, che avrebbe sicuramente sfogato in uno dei modi non piacevoli che Henrietta ancora non conosceva se non avesse visto poco più avanti una strada bianca staccarsi dalla statale, e correre dritta verso un canyon in lontananza.
Prendiamola, aveva detto.Ma non porta da nessuna parte, aveva provato a fargli notare Henrietta, l’indice sulla carta stradale della zona.
“È quello il bello” aveva sorriso Pancho, sterzando bruscamente, con l’espressione più selvaggia e felice che Henrietta gli avesse mai visto.

Essenzialmente, è un fatto di altissima fedeltà. Il tennis consiste in gesti bianchi enormemente fotogenici nella fantasia, ma nella pratica quotidiana somiglia molto di più a quello che vedete qui: un’attività solitaria e vagamente insensata, che attiva ghiandole sudoripare nei punti sbagliati e si svolge, nella maggior parte dei casi, sotto gli occhi di un pensionato aggrappato alla recinzione, che magari ha aperto la portiera della macchina e sta aspettando che l’abitacolo si raffreddi.

Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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