Salvamento - Francesca Zupin

Salvamento – Francesca Zupin

Salvamento di Francesca Zupin è un brillante esordio di quest’anno, questo libro riesce ad essere ben più che convincente, affermazione che non basta a sottolinearne le peculiarità, si rivela in grado di ritagliarsi una propria unicità che lo rende riconoscibile e spigliato, in cui l’originalità non si annida nell’intreccio ma nella prosa che irretisce, efficace ed elegante.

Salvamento di Francesca Zupin

Perché Stella aveva ragione a dire che l’incanto è effimero e fragile – e così sono il corpo, i pensieri, perfino il cuore.
Ma quella parte lì, buia, che non è nella pancia né nel petto, è la sola che rimane.
Sopravvivere a tutto il resto.
È spirito pietrificato.

Brillante esordio di quest’anno, questo libro riesce ad essere ben più che convincente, affermazione che non basta a sottolinearne le peculiarità, si rivela in grado di ritagliarsi una propria unicità che lo rende riconoscibile e spigliato. Un giorno, guardando a questi anni, ci accorgeremo di quante scrittrici stanno tirando fuori prime prove importanti, e indagheremo come spesso riescano a raccontare punti di vista maschili in modo plausibile e riuscito.

Siamo di fronte ad un romanzo la cui originalità non si annida nell’intreccio ma nella prosa che irretisce, efficace ed elegante, con un passo lungo che tiene una qualità alta per tutte le pagine e una semplicità ad affondare i colpi, creare situazioni, farsi concreta e innervata del pensiero del protagonista. Se la storia non è originale, colpisce l’abilità di architettare le dinamiche, di dare respiro vivente e pratico ai personaggi, con un tocco che, senza semplificare, produce cocente naturalezza.

Un’altra peculiarità sono le illustrazioni di parole spesso inserite alla fine dei capitoli: riescono ad essere insieme echi svolazzanti e concretezza che coglie alle spalle. Non si tratta di puro esercizio, anche se l’autrice vi si sbizzarrisce, perché gli approfondimenti incarnano le parole nella vita, le inseriscono nel flusso dell’emotività pulsante, degli accadimenti effettivi, tanto è vero che ogni illustrazione di verbo inizia con “lo fanno”, ad evidenziarne l’efficacia nel mondo. E il riferimento palese alla vicenda del protagonista, si tratta di angolazioni possibili dell’esistenza, la cui inerenza al flusso esistenziale è ulteriormente sottolineato dalle citazioni di canzoni che si inseriscono tra le righe. Questi momenti non creano una sensazione straniante, ma una continuità vivace.

Un triangolo sbilenco

E allora cos’era, la famiglia, oltre a sangue e legge?
Era lo sciacquone assordante che il nonno di Stella si dimenticava di tirare; ero io che correvo in bagno dietro di lui, per salvarlo da un rimprovero in più. Era quel che restava intrappolato nei tovaglioli, negli asciugamani, nell’aria delle stanze, nel vapore sullo specchio – intimità.

Salvamento

Giulio si ritrova in casa Stella, figlia della nuova compagna del padre dopo che entrambi i genitori sono rimasti vedovi. Il loro rapporto vira verso qualcosa d’altro rispetto alla fratellanza, ma a complicare tutto si introduce tra i due Bobo. Così si sviluppa un triangolo reso isoscele dai suoi lati alternativamente. Tutto questo è narrato da Giulio con salti temporali che disegnano la vicenda attraverso il tempo, ma con un senso di continuità, tratteggiando personaggi intensi e propensi a non farsi dimenticare.

Stella è un cataclisma, Giulio vi si attacca come una vittima sacrificale, Bobo spariglia le carte fino a rendere Giulio l’intruso. Tante le dinamiche messe in scena attraverso sfaccettature che si dispiegano con complessità, stratificazioni che si accumulano grazie ad episodi significativi e pensieri trascinati. Chi può salvare chi? Quali incastri di personalità sanno portare ad una parvenza di serenità? Sempre che sia la serenità l’obiettivo, e non forse un aggiustamento delle aspirazioni che impattano con il mondo.

Giulio, il ragazzo meno espansivo, meno efficace con i coetanei, dalle abilità meno spendibili, vive una vita alla ricerca di Stella, una ricerca che non può sfociare nell’amore come sperato da Giulio e non perché mina la tranquillità familiare. Piuttosto perché Stella ha la stessa ossessione, ma per Bobo, mentre quest’ultimo pare il più propenso a non farsi incatenare da dinamiche cristallizzate. Smettere di inseguire quello che siamo stati, non ricercare negli altri ciò che sono stati, svincolarsi dalle dinamiche che ci hanno segnato, questa la sfida che propone la vita, sperando di trovare il compromesso meno penalizzante, il disincanto più coinvolgente, la liberazione più sincera.

Quel che ci segna deriva poi dal mondo familiare. Sia Giulio che Stella hanno perso un genitore quando erano molto piccoli e questo li porta a riconoscersi un dolore reciproco che crea un legame tutto loro. Giulio trascina il lutto sotto l’ala poco protettrice del padre costantemente deluso da un figlio che non sa capire e in cui non si riconosce. L’eredità della madre è un’idealizzazione dovuta alla mancanza di un prolungato sviluppo di vita insieme, mentre quello del padre diviene uno stillicidio di delusioni e incomprensioni che incallendosi diventano sempre meno sanabili.

La densità del romanzo non si lascia raccontare in così poche righe, o almeno non da me, spero almeno di aver dato un’idea dell’intensità che regala questo libro.

Francesca Zupin- SalvamentoBollati Boringhieri

Voto - 82%

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Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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