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Il genio infelice. Il romanzo della vita di Antonio Ligabue – Carlo Vulpio

Carlo Vulpio in Il genio infelice. Il romanzo della vita di Antonio Ligabue, pur seguendo la linea biografica, sceglie di scrivere un romanzo, un vero e proprio racconto di vita dove arte e vita si incontrano e si scontrano, ma prestando anche attenzione al contesto storico che di certo influisce su alcune sfortune del pittore dai colori accesi.

Il genio infelice. Il romanzo della vita di Antonio Ligabue di Carlo Vulpio

“Non dovevo nascere. A me non mi vuole nessuno.” Queste sono le parole che ritorneranno spesso, a periodi alternati, nella vita di Antonio al mat, altrimenti detto Antonio Ligabue, artista di prima grandezza riconosciuto a livello planetario. Già, riconosciuto a livello planetario ora, stimato anche in vita tutto sommato, ma tutt’altro che tranquilla la vita di Antonio Ligabue anzi, da qui il preciso titolo del libro dedicato ad Antonio Ligabue da Carlo Vulpio.

Un lavoro non semplice quello di Vulpio, raccontare la vita di un artista complesso e improvviso come Antonio. Difficile perché si può cedere al pietismo verso un uomo indebolito dalla vita e dalla fortuna, oppure si può eccedere nel sottolineare lo spontaneismo di Antonio Ligabue, perdendo in un senso e nell’altro la descrizione del percorso originale ma metodico di un’artista  che ha stravolto le regole delle pittura.

Pur seguendo la linea biografica, Vulpio sceglie di scrivere un romanzo, un vero e proprio racconto di vita dove arte e vita si incontrano e si scontrano, ma prestando anche attenzione al contesto storico che di certo influisce su alcune sfortune del pittore dai colori accesi.

Attenzione, l’attenzione al contesto storico che è una tratto caratteristico dei lavori di Carlo Vulpio, ma che in questo caso risulta utile a capire il rapporto con la diversità, se non vogliamo chiamarla follia, in un periodo storico poco incline ad assecondare i percorsi non lineari.

Ma anche su questo sorprende leggere della vita di Antonio Ligabue, quando per esempio a proteggerlo dallo scherno e dalla discriminazione sarà proprio sindaco fascista che diventerà poi uno dei suoi maggiori sostenitori.

Ribaltamenti e delusioni, ma anche tanta tanta energia vitale. Una passione per la vita dimostrata attraverso l’amore per la pittura, ma anche per le moto e le donne.

Mentre sulle moto il suo amore potrà muoversi libero, anzi diventare un’estensione della sua libertà, con le donne il rapporto sarà complesso e irto di delusioni. Antonio è brutto, affaticato e scalfito dalla fame, le donne lo guarderanno come qualcosa di misterioso, di pericoloso, qualcuno a cui non concedere le proprie grazie.

Il genio infelice

La vita dell’arte

Ma del genio infelice rimane soprattutto quella pittura libera e selvaggia a cui l’appellativo naïf sta stretto. Carlo Vulpio racconta bene la genesi di molti quadri e ancora meglio quell’attitudine alla pittura che ha reso Antonio Ligabue un genio unico nel suo genere e a cui sta stretto persino l’accostamento con Vincent Van Gogh.

Dipingere gli animali per Ligabue non è solo una questione di passione o curiosità, ad attrarlo è la possibilità di immedesimarsi in quelle fiere, di poter vedere il mondo con altri occhi. Come direbbe Wittegstein, se il mondo lo si guarda come un leone, il mondo apparirà diverso. Difatti nella pittura di Antonio Ligabue tutto appare ribaltato, esaltato, maggiorato. A partire dai colori forti, densi, calcati, ma anche nelle misure, nelle proporzioni. La grandezza di alcuni particolari o di alcuni animali è una grandezza spirituale che Ligabue riporta fedele nella pittura come se fosse un semplice ritratto.

Vulpio racconta bene come in quella stanzetta di un autogrill, dove Ligabue aveva allestito un piccolo atelier, il pittore non si limitasse ad usare pennelli e colori. Ligabue viveva per alcune ore come i protagonisti dei suoi quadri, immedesimandosi, respirando come loro, muovendosi loro. Oggi probabilmente chiameremmo questo approccio performing art, Ligabue era disinteressato alle categorie, quello che interessava il genio infelice era la vita della sua arte.

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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