Pagelle Serie A, le conferme di Juve e Napoli

Juve e Napoli vanno avanti e vincono, ancora. Non ci sono polemiche e presunti complotti che tengano. Le regine della serie A ottengono tre punti sfruttando il talento dei due centravanti più in forma del momento: Alvaro Morata e Gonzalo Higuain. Due che al momento, anche bendati, sarebbero capaci di buttarla dentro in qualsiasi porta. Anche in quella di casa.

Morata è rinato con la trasferta di Monaco e, contro il Torino, ha avuto giusto il tempo di entrare e spaccare la partita con due gol da rapinatore d’area. A Madrid hanno finito le mani da mangiarsi, sono già ai gomiti. Soprattutto perché adesso, per riprenderlo, ci vorranno tanti ma tanti soldi.

Da Madrid ci è passato, lasciando un ottimo ricordo, anche il Pipita Higuain. Col Genoa l’ha vinta da solo: il secondo gol l’ha tirato fuori dal cilindro, neanche il miglior mago. Potrà non vincere lo scudetto, ma bisogna anche riconoscere che fino ad ora è stato il giocatore più determinante del nostro campionato. Nel bene e nel male.

Insomma, tra Alvaro e Gonzalo c’è solo l’imbarazzo della scelta. L’unica certezza è il gol.

Voto 8. Sopra(t)tutto loro.

Se la lotta per lo scudetto è “ridotta” a due squadre, in zona retrocessione le cose sono un po’ più complicate. Non solo perché le compagini coinvolte sono di più, ma anche perché alcune di esse sono in una condizione critica. C’è chi scende e chi sale.

Tra questi ultimi troviamo sicuramente il Carpi di Castori. Una vittoria a Verona contro l’ormai spacciato Hellas era proprio quello che ci voleva per rivitalizzare una squadra molto umile ma con grande carattere. 

La voglia di non tornare giù, dopo i tanti sacrifici fatti, accomuna giocatori come Di Gaudio e Lasagna, non a caso autori dei gol decisivi. È una bella realtà, sarebbe una sorta di miracolo vederli esultare a fine campionato per una salvezza fino a poco tempo fa impensabile.

Voto 7. Carpi diem.

Poi però, come tutte le giornate, c’è chi lascia a desiderare. E per Edin Dzeko non è certo la prima volta. Partiamo dal presupposto che con Spalletti sta giocando molto di più per la squadra: l’innumerevole quantità di sponde per gli inserimenti dei centrocampisti è emblematica in questo senso.

C’è un ma: sotto porta non ne vuole sapere di segnare. Ciabatta i tiri che miracolosamente diventano assist, sbaglia gol a porta vuota. Nella partita con l’Inter ha confermato la regola. Quando finirà il periodo no? 

Voto 5. Bloccato.

Non è bello parlare dei singoli. Lo dice sempre un allenatore di parola, quale è Mihajlovič. Qualcosa però ogni tanto trapela su uno dei suoi giocatori e questa volta si tratta di Jeremy Menez, che non aveva proprio voglia di entrare contro la Lazio. 

Non solo voci, anche conferme: sarebbe stato il vice di Sinisa, Nenad Sakič, a incoraggiare il francese. 

Il campo ha confermato le impressioni, perché Menez ha trotterellato per il campo facendo quasi il regista alla Pirlo. Con un risultato negativo: in un’occasione addirittura si è dimenticato il pallone dietro di sè.

La domanda pare ovvia: conta ancora qualcosa giocare nel Milan per Menez? Che motivazioni possono esserci? Sembra che con la testa sia già altrove, pronto a farsi ricoprire d’oro in qualche angolo sperduto del mondo. 

Voto 4,5: non dimenticarti la palla! 

    

Su FuSball360

Studente della facoltà di lingue, calciofilo a 360 gradi. A tre anni provavo già a leggere le pagelle del Fantacalcio sulla Gazzetta, un amore a prima vista. Poi sono cresciuto a suon di tiri e, soprattutto, parate. Seguo con passione campionati italiani ed esteri, perchè di calcio si parla ovunque. E in qualsiasi lingua.

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