Argentina, la terra del tango e di Diego Armando Maradona. Il weekend appena passato è stato di quelli strani, il venerdì senza prove libere mi sembrava di essere in vacanza, sabato mi sembrava domenica e invece c’erano libere e qualifiche e domenica mi sembrava lunedì. Un lunedì strano con la mattina libera.
Ma a parte questo mio disagio di cognizione temporale (dicono sia l’età…) il Gran Premio argentino è entrato nella storia. Non perché gli aereo cargo hanno monopolizzato la scena del venerdì e li abbiamo seguiti da Nairobi a Tucuman, ma per quello che è stato in grado di raggiungere Aleix Espargarò, con Aprilia.
Dopo la (straordinaria) pole position in molti si aspettavano la vittoria, ma tra il dire e il fare, soprattutto nelle corse, c’è di mezzo tanto altro. A partire da Jorge Martin, che non ne voleva sapere di lasciargli il primo gradino del podio. La vittoria Aleix l’ha sudata, ma l’ha anche studiata e senza dubbio se l’è meritata. Lui come la Casa di Noale, che sono partiti dal basso e con sforzo, lavoro, dedizione e la grandissima passione che muove tutti, ha raggiunto un traguardo eccezionale. Uno solo, da cui ripartire questo weekend.
Mentre Aprilia lavorava sul nuovo progetto, Aleix è maturato come persona e come pilota, fino a diventare colui che domenica si è goduto l’inno spagnolo, questa volta tutto per sé. Lo intervistai la prima volta tanti, tanti anni fa, in un’intervista doppia con suo fratello Pol, per InSella. Era molto più giovane, con tanta voglia di fare, tanta “fame” a livello sportivo, che parlava velocissimo e con occhi allegri e vispi. Accanto a lui c’era Laura, la sua Laura, che nel frattempo è diventata moglie e mamma dei loro gemelli. Oggi Aleix è un uomo, più misurato, consapevole e che lavora sodo, che ha raggiunto il primo dei suoi tanti sogni e che sa cosa vuole. Impossibile non emozionarsi davanti alla festa di Aprilia e Aleix. Mi ha fatto tenerezza soprattutto quando, al telefono con Laura, si è nascosto dalle telecamere per condividere il momento di gloria con chi, più di tutti, l’ha sempre sostenuto e supportato negli anni difficili.
Anche il contorno è stato bello, tutti quegli abbracci che sono arrivati dagli avversari, le parole belle spese sul suo conto anche da chi è il rivale in pista. Qualcosa di non comune, qualcosa di raro. La sfida per la vittoria è stata con Jorge Martin, di nove anni più giovane, ma mi piace sottolineare che i due spagnoli erano alla guida di due moto italiane. Di due creature made in Italy. Sapete che sono molto patriottica quando si parla di sport, e il fatto che una Aprilia e una Ducati abbiano dominato l’ultima prova Mondiale mi rende orgogliosa. Le due eccellenze italiane hanno scritto una nuova pagina di storia nell’ultimo GP, e sono certa ne scriveranno tante altre.