Harold e la matita viola - Crockett Johnson

Harold e la matita viola – Crockett Johnson

Harold e la matita viola di Crockett Johnson è un inno all’immaginazione, ma non solo, è il racconto di un’aspirazione infantile, ma anche delle arti tutte, di dare un senso all’ineffabile.

Harold e la matita viola di Crockett Johnson

“Aprile carciofaio, maggio ciliegiaio” è un proverbio della tradizione popolare italiana; ma le ciliegie, quelle color rosso granata che appesantiscono ornando verdi rami, non sempre hanno un aspetto così immediatamente riconoscibile.

Harold e la matita viola di Crockett Johnson, traduzione di Sara Saorin, è una ciliegia di maggio che, grazie alla casa editrice Camelozampa, ritrova forma e sostanza dalla sua prima comparsa nel 1955.

Il tempo -65 anni-, i numeri -3 milioni di copie vendute- e le diverse traduzioni -14 lingue- non hanno dato alla testa al piccolo Harold, ma l’hanno riportato a noi in una nuova edizione tutta da assaporare.

Il pigiamino, blu e senza uscite, che indossa in copertina è lo stesso di allora, come anche il suo testone e la sua perpetua matita viola: un imperituro bambino che ridesta clamore in un altro millennio.

Qual è il segreto della fanciullesca grandezza di Harold e del suo autore che riesce, attraverso Harold stesso, a perpetuare il suo gesto immaginativo?

Un risguardo totalmente viola, dove l’acume creativo pare estendersi nella sua complessità monocromatica, lascia poi spazio ad un disordinato pensarci su, che ci cattura nel suo vorticare sino a condurci ad una decisione: una linea spezzata viola culminante in un punto e lo sguardo di Harold risoluto nel voler fare una passeggiata al chiaro di luna.

Peccato fosse una notte illune.

Che fare?

Harold in punta di piedi, il braccio teso a definire la distanza lunare e la matita guidata nel tracciare quel che serve: due quarti di luna che, di giro pagina in giro pagina, prende a ruotare attorno alla Terra lungo l’orbita ellittica dell’immaginazione, senza però mai smettere di seguire Harold nel suo perdersi e ritrovarsi.

Guai accidentalmente tracciati

Sembrerebbe un mondo sartoriale quello che pensa per sé, se non fosse che nel suo farsi d’avventura finisce per spaventarsi, indietreggiare dalle sue stesse intuizioni e ritrovarsi poi in guai accidentalmente tracciati dalla matita viola.

La consapevolezza del tratto lascia così spazio al tremolio, all’inciampo, all’inaspettato con cui Harold deve misurarsi in un crescendo di soluzioni possibili tra le tante possibili perché la pratica immaginativa, soprattutto se bambina, non conosce inattuabilità ma solo modi per appropriarsi dello spazio bianco della pagina seguente.

La stanchezza e la voglia di andare a letto vengono però improvvisamente a destare – Da cosa? Da dove? – Harold che inizia una ricerca serrata della sua personalissima finestra che pareva introvabile, quando «poi, all’improvviso, Harold si ricordò»[1].

La matita viola, Harold, in tutto il suo viaggiare, non l’ha mai “persa di mano”, ma una volta nel suo lettino, scivolando in un sonno tranquillo, scivolò anch’essa a terra.

Questo libro a figure, come recita la quarta di copertina, è un inno all’immaginazione, ma non solo, è il racconto di un’aspirazione infantile, ma anche delle arti tutte, di dare un senso all’ineffabile.

Spunti didattici:
Harold e la matita viola è un libro a figure che può accompagnare sia i giovani lettori – e non -, ad una maggior consapevolezza delle possibilità a loro disposizione, sia le insegnanti, a dimostrarsi sempre più capaci di incoraggiare adeguatamente il processo creativo di ciascun bambino. A tal proposito diversi sono i contributi, provenienti non solo dalla letteratura, che possono formare un insegnante progressivamente più attento alla parte contemplativa ed immaginativa dei ragazzi. Due su tutti, ad esempio, sono Gianni Rodari e Bruno Munari.

Altra particolarità di questo libro, ma in generale della casa editrice Camelozampa, è l’uso del carattere ad alta leggibilità EasyReading, e di altri accorgimenti, funzionali nel facilitare il processo di lettura.

Lo consigliamo a… chi odia il colore viola, a chi pensa che il pigiama sia un outfit di tendenza con cui uscire di casa e a chi crede nel potere della luna.

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[1] C. Johnson, Harold e la matita viola, San Martino Buon Albergo (VR), Camelozampa, 2020.

Crockett Johnson – Harold e la matita violaCamelozampa
Traduzione: Sara Saorin

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Su Linda Geninazza

Non vi dirò, almeno subito, cosa faccio, ma da dove arrivo; credo le radici contino più della chioma che a volte, almeno la mia, è dritta, a volte mista, a volte curva, mentre laggiù, agli inizi, poco cambia, tutto si irrobustisce. Cusino, non cercatelo su Google Maps perché non vedrete altro che un rosso segnaposto abbandonato nel più fitto verde, lì sono cresciuta e lì ci tornerò. Ora abito il grigio-perla di Milano, altra spina nel cuore, qui vivo e ci resterò. Dimezzata tra due terre non di mezzo, questa sono io.

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