Clorofilla dal cielo blu di Bianca Pitzorno è un’anticipazione romanzata di un presente temporaneamente senza l’uomo, in cui la natura avanza nella sua primavera senza interruzioni. Parole semplici che delineano personaggi e situazioni capaci di risuonare ancora a quarantacinque anni dalla prima pubblicazione.
Clorofilla dal cielo blu
di Bianca Pitzorno


Correva l’anno 1975 quando la casa editrice Bietti pubblicava Clorofilla dal cielo blu, «[…] storia fantaecologica avvenuta in un prossimo futuro in una metropoli che per comodità è stata chiamata Milano»[1] scritta da Bianca Pitzorno e illustrata da Adelchi Galloni.
Che senso ha recensire un classico della letteratura italiana di un’autrice tradotta perfino in Giappone?
Ci sono libri che vanno recuperati in un’epoca successiva, al preludio (forse) di una nuova era e Clorofilla dal cielo blu lo ritengo uno di questi, in quanto anticipazione romanzata di un presente temporaneamente senza l’uomo, in cui la natura avanza nella sua primavera senza interruzioni. Pagine leggere, quasi profetiche, che si intersecano perfettamente con la Storia e la biografia universale di questo particolare momento da Covid-19.
Sul numero 176 di Robinson, l’inserto culturale de “La Repubblica” che esce la domenica, in prima pagina, a caratteri di scatola, si legge «Là dove c’era l’erba…È tornata» e non è stato di certo il Verdeplasma del professor Peppino Erasmus, celebre botanico, a donare al mondo una fioritura diversa dalle altre.
Di chi sto parlando? Di colui che, pur essendo iscritto alla Lega dei Nemici dei Bambini, Cani, Gatti e Animali Affini, accoglie nel suo attico di via Colombaia 27, due ragazzini che dicono essere suoi nipoti e sempre di colui che nasconde nella sua abitazione una pianta antropomorfa e semovente, come denuncia Venanzio Costantini, aspirante grande giornalista.
Una cosa? Più che una pianta, Clorofilla (questo è il suo nome) è una piccola extraterrestre proveniente da un pianeta vegetale che sulla Terra rischia di “lasciarci le foglie” per l’elevato inquinamento. Affidata così alle cure del professore verrà curata con un siero di nuovo brevetto, il già citato Verdeplasma.
La natura si riprende i suoi spazi

Vi starete chiedendo dove sta la contemporaneità di queste fantapagine, infatti non vi ho ancora accennato l’effetto che la dispersione di quel siero ebbe sulla città e sulla vita di quei
«Poveretti che erano talmente abituati a camminare guardando per terra senza mai sollevare lo sguardo verso l’alto […]»[2].
Da zona antropizzata Milano divenne progressivamente foresta:
«Glicini, bouganville, gelsomini, caprifogli, edera, vite americana, liane tropicali si arrampicavano dappertutto, sui muri e sulle statue, sulle impalcature dei cantieri, sui pali della segnaletica stradale, sui semafori, sui fili della luce e del tram, sulle automobili in sosta […]. Si vedevano in libertà per le strade pecore e mucche, ma anche zebre ed elefanti, conigli d’angora e porcospini, insetti di tutte le specie, uccelli del paradiso»[3].
Oggi queste parole hanno un’eco più che mai attuale e le notizie sui quotidiani urlano di una natura che si riprende i propri spazi, di capre che passeggiano per le strade nel Galles del nord, di daini che le attraversano a est di Londra, di anatre che camminano davanti alla Comédie Française in Place Colette e ancora di delfini che nuotano nei porti da Napoli ad Ancona: lo splendore di una vita non fermata dal Coronavirus.
Forse anche noi ora avremmo bisogno di un professor Erasmus non più esperto di botanica, ma di medicina, in grado di trovare quel cocktail di patogeni capace di renderci immuni da questo virus e garantirci una primavera non sulle riviste, ma fuori casa, seduti sotto un albero tra le primule gialle.
Oltre alla dibattuta questione (fanta)ecologica, il romanzo della Pitzorno può dirsi attuale in tutto il suo accadere: nei rapporti di difficile decifrazione tra genitori e figli, nel modo d’intendere il ruolo della donna, nel tratteggiare gli stereotipi che ancora oggi aleggiano attorno alla figura del vigile, della portinaia e della zitella.
Parole semplici che delineano personaggi e situazioni capaci di risuonare ancora a quarantacinque anni dalla prima pubblicazione.
Spunti didattici:
Anche nelle scuole, chiuse per l’emergenza, starà sviluppandosi una flora e una fauna del tutto atipiche? Chiediamo ai nostri alunni di immaginarlo.
Clorofilla dal cielo blu è una lettura che ho scelto di condividere a puntate, grazie a delle audioletture [4] (certo non all’altezza delle altre che trovate nel web) con le classi III, IV e V della scuola primaria in cui lavoro. Un’idea comune, in questi tempi di didattica a distanza, ma nata dalla precisa volontà di mantenere operose delle routine che caratterizzavano il tempo a scuola nel suo scandirsi quotidiano.
Ho poi pensato ad un momento di condivisione attraverso la realizzazione di un salotto letterario 2.0 perché «[…] parlare dei nostri libri ci fa crescere come lettori critici più di qualsiasi altra cosa».[5] Grazie a questa convinzione è possibile quindi recuperare la lettura nella sua profonda valenza di attività sociale che rischiava di andare perduta.
Lo consigliamo a… chi infrange il divieto di calpestare le aiuole, a chi dimezza le foreste disboscando e a chi pensa che ecosistema sia solo una parola da manuale da usare durante i vernissage.
[1] B. Pitzorno, Clorofilla dal cielo blu, Milano, Mondadori, 2019, p.5.
[2] Ivi, p. 85.
[3] Ivi. pp. 150-160.
[4] https://www.youtube.com/playlist?list=PL2ns242vn2hIVY2oWrAEqn2bVWq-rxk0t
[5]A. Chambers, Il lettore infinito, a cura di G. Zucchini, Ed. Equilibri, Modena, 2015, p. 108.
Bianca Pitzorno – Clorofilla dal cielo blu – Mondadori
Clorofilla dal cielo blu su IBS
Clorofilla dal cielo blu su La Feltrinelli
Clorofilla dal cielo blu su Mondadori