L’autobiografia di Anthony Kiedis, frontman dei Red Hot Chili Peppers è un lunghissimo e sincero viaggio attraverso la droga e la sua dipendenza. Una saliscendi circolare di cadute e riprese, dove ciò che emerge sono prima di tutto la debolezza e la forza di un uomo perduto e allo stesso tempo padrone della città degli angeli
Leviamoci subito il dente, Scar Tissue, autobiografia di Anthony Kiedis, leader dei Red Hot Chili Peppers in collaborazione con Larry Sloman non è, letterariamente parlando, un capolavoro. Non ha, per intenderci un inizio folgorante alla Open (che dietro, comunque, ha un Pulitzer del calibro di J. R. Moehringer) così come non ha la cura descrittiva di Life di Keith Richards, tanto per rimanere in tema. Eppure, almeno per quanto mi riguarda, è un libro che va letto perché nella sua semplicità è in grado di appassionare il lettore indipendentemente dal fatto che sia o meno un fan dei RHCP. Il perché è presto detto, nel libro viene presa in considerazione una porzione di vita (dall’infanzia di Kledis fino all’uscita di By the Way, 2002) in cui il cantante ha riversato con una sincerità spiazzante tutti gli episodi estremi della sua guerra alla dipendenza, del suo continuo cadere nel baratro e rimettersi in piedi, il tutto narrato con una semplicità didascalica ed efficace. L’epopea dei peperoncini piccanti è solo un ingrediente del libro, a mio parere nemmeno tanto centrale se non nella funzione di raccontare l’importanza dei suoi componenti nelle vicissitudini di Kiedis. Un uomo che fin da prima che la band nascesse e iniziasse il suo processo di maturazione, ha vissuto in preda a un abuso di droghe quasi letterario, alternato a rari momenti di liberazione. La sua vita è una continua montagna russa in cui i compagni di viaggio, oltre a cocaina ed eroina, sono le donne con cui si è accompagnato, i suoi amici e ovviamente una band che fin dagli esordi ha rappresentato un unicum del genere, in grado di unire così tante influenze (dal funky al rock, passando per un’anima dannatamente punk) convogliate in numerose perle di valore assoluto.
Ma perché Scar Tissue va letto?
Detta così, in effetti, sembra essere la semplice storia di un tossico, uguale a quella di molti altri, se non per un temporaneo lieto fine e le possibilità date dall’essere una stella del rock, che inevitabilmente rendono Kiedis ben diverso dal tossico tout court. Eppure, fidatevi, Scar Tissue è un libro che va letto per svariati motivi, che ora andrò ad enunciarvi.
Scar Tissue, la vita sotto dipendenze
Innanzitutto, la struttura circolare del libro, a prima vista quasi ripetitiva, rappresenta alla perfezione la vita di un tossico. Il circolo: sprofondo-risalita-miseri tentativi di rimanere a galla-crollo inevitabile sono esattamente ciò che un tossicodipendente vive ogni giorno, e ciò vale per oggi come 30 anni fa. Cambiano i contesti, come nel caso di Kiedis che nel corso degli anni diventa ricco, famoso e amato, ma non cambia quel maledetto circolo. È qui che sprofonda la maggior parte dei tossicodipendenti e Anthony, con la sua storia lo chiarisce in una maniera quasi elementare. Ci si può disintossicare quanto si vuole, ma bisogna prima di tutto spezzare la catena interiore che ci lega a determinate sostanze per poterne venire fuori.
Cicatrici per le strade di Los Angeles
Seconda cosa: il sapore degli anni 80 vissuti a Los Angeles. Una città che in Scar Tissue compare solo come sfondo, il più delle volte relegata a un aggregato di motel dove farsi e spacciatori da supplicare, ma che in alcuni passi del racconto emerge mostrando un lato ancora più profondo delle sue tante ombre (e delle sue luci ci mancherebbe). La libertà che si trasforma in barriera, l’energia incontenibile di alcuni ambienti a contrasto con la tristezza delle pareti di plastica di Beverly Hills. Diversità che creano vita e quelle stesse diversità che innalzano barriere sociali insormontabili. In tutto questo scenario liquido e allo stesso tempo spigoloso si muovono Kiedis, i suoi amici e le sue donne, come spinti da una forza creativa e distruttiva insieme. Di Los Angeles si è detto molto, ma forse una delle definizioni più calzanti è la seguente: “Se il mondo dovesse un giorno rovesciarsi di un lato, tutto quello che non è fissato al pavimento scivolerebbe a Los Angeles”. Probabilmente non c’è nulla di più vero. E senza ombra di dubbio, se il mondo non si fosse scosso un po’, ci saremmo persi l’incontro esplosivo tra un reietto mezzo hippy di Grand Rapids e un aussie mezzo irlandese e mezzo ungherese (Flea), e con esso la nascita di una delle band più fighe del pianeta.
Chi è Anthony Kiedis?
Terzo e ultimo motivo per leggere il libro è, va da sé, il personaggio di Anthony Kiedis. Il percorso di vita del cantante è forse uno dei più intensi e pericolosi del rock degli ultimi 30 anni eppure, la voce che emerge dal libro è quella di un ragazzo quasi normale, capace di amare follemente tutte le donne con cui si è accompagnato (pur cambiandole ai ritmi tipici di una rockstar) e di avere vissuto l’epopea dei Red Hot Chili Peppers con la semplicità e l’ingenuità del componente di una band di quartiere. Un uomo decisamente pieno di contrasti, eroinomane e salutista assieme (vegetariano e sportivo), che ha scoperto nel canto una valvola di sfogo che se solo fosse mancata, avrebbe di certo direzionato la sua parabola di vita verso una fine certa. Parecchio interessante, oltretutto, è il suo giudizio sulla tossicodipendenza: da uomo che ne è uscito (almeno fino al 2002) non condanna a priori l’uso di droghe come potrebbe essere scontato pensare, ma lo giudica, almeno per quanto gli riguarda, un percorso di vita senza dubbio pericoloso, ma che gli ha permesso di vivere la vita che ha voluto e scrivere quello che ha scritto (Under The Bridge, ad esempio, è una canzone che potrebbe racchiudere tutto). Di tutto il libro, confesso, una lacrima mi è scesa nel guardare le foto inserite alla fine, non tanto per gli scatti in sé che comunque danno il volto ad alcuni dei personaggi più importanti della vita di Kiedis, ma per le didascalie a corredo. Ammesso che siano tutta farina del suo sacco, svelano la bella anima di Kiedis quasi quanto tutto il resto del libro.
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