Piaceri rubati - Gina Berriault

Piaceri rubati – Gina Berriault

Alla fine della lettura di Piaceri rubati di Gina Berriault rimane un senso di disagio, una diffusa tristezza, una disillusione sospesa. Berriault sa concretizzare in parola ciò che sembra sfuggente, sa dare corpo a sentimenti intimi e istanti rivelatori, impasta l’anima dei protagonisti con il mondo concreto, permettendo al lettore di toccare con mano, avvolgendolo senza scampo.

Piaceri rubati di Gina Berriault, racconti di vita

Cosa hai letto ultimamente?
Un libro devastante, mi ha messo addosso una tristezza infinita, quella che sale dall’anima fino alla pelle e si abbatte senza ritegno sui pensieri e sul tuo essere in quel momento.

Con queste premesse mica vorrai consigliarlo.
No, se vuoi evitare un arricchimento emotivo da lasciarti senza fiato no. E neppure se non vuoi leggere di te in quanto essere umano su questa terra fatta di distratti passaggi di vita che pesano come macigni.

Questi sedici racconti hanno la capacità di raggiungere le verità, che non sono mai un assoluto, ma il sentimento relativo di una singola vita che sa aprire il respiro su quelle altrui, sulla condizione umana che si srotola nei momenti vissuti. Duecento pagine così pregne di vita, di sentimenti strappati alle anime, da scombussolare pur proponendone solo ritagli, o forse proprio per questo.

Difficilmente ho incontrato una scrittura tanto penetrante, in grado di smuovere dal profondo. Ogni parola è cesellata, ogni passaggio denso e funzionale, fino a spalancarsi su frasi che si ritagliano uno spasmo di nitidezza. Berriault non spreca nessuna parola, lavorandole con maestria e finezza, condensando al massimo per non distrarci e diluire la vita.

[…] ma la sua indifferenza di allora le piombò addosso come un fallimento. Sentì di avere cent’anni e di essersi finalmente accorta che la persona del passato che l’aveva colpita davvero non era quella che aveva amato di più, ma quella che aveva capito di meno.

Le short stories di Gina Berriault: distillati di vita

I racconti sono distillati di vita, ritagli di attenzione ad alcuni sentimenti capaci di racchiudere la modalità dello stare al mondo dei protagonisti. E come ogni buon distillato è forte, brucia il palato per farsi gustare, stordisce per essere assaporato. Così questi racconti, decisi senza girare attorno all’obiettivo, secchi senza trarci in inganno, sinceri nell’affacciarsi su baratri di periferia.

Ogni racconto è un punto di svolta della quotidianità, una presa di consapevolezza che apre a inquietudini, al tempo sprecato e rincorso, a sconfitte quotidiane che permeano tutta una vita. I protagonisti non hanno nulla di speciale, si tratta di esseri minori che si dimenano nel flusso del tempo concesso, incompresi nelle loro velleità, nel loro inseguimento della vita, nei loro margini sentimentali, nelle consapevolezze trovate sporcandosi le mani nel mondo.

Alla fine della lettura rimane un senso di disagio, una diffusa tristezza, una disillusione sospesa. Berriault sa concretizzare in parola ciò che sembra sfuggente, sa dare corpo a sentimenti intimi e istanti rivelatori, impasta l’anima dei protagonisti con il mondo concreto, permettendo al lettore di toccare con mano, avvolgendolo senza scampo.

A un’altra finestra della stanza vidi mio padre in piedi con la divisa grigia che mi guardava andar via. E in quel momento capii di avere una colpa e che lui mi stava accusando proprio di quella: la colpa dello sguardo. Perché lui era un padre che crollava sotto gli occhi del figlio, un padre giunto ai suoi ultimi anni di vita, al momento in cui tutte le circostanze della vita lo imprigionavano e e lo uccidevano, mentre il figlio stava lì a guardare i suoi ultimi istanti di lotta per poi andarsene a prendere il tram.

Piaceri Rubati, Mattioli 1885 coglie nel segno

Non riassumerò i vari racconti. Premettendo che li ho trovati tutti, dal primo all’ultimo, imprescindibili, provo ad accennare ad alcuni personaggi, giusto per dare un’idea di massima.

Un bibliotecario, impaurito dal quartiere da cui non se ne è mai voluto andare, si imbatte in un poveraccio che lo interroga sulla poesia, sulla gratitudine che dovrebbe avere uno come lui per dio. Un figlio, alle prese con un padre rinchiuso in una struttura per disturbi mentali, che solo alla fine capisce lo sguardo del padre. Un altro figlio che torna per dire, senza riuscirci, ai propri genitori che gli sopravviveranno. Due sorelle che si raccontano a sprazzi e cautamente i piaceri che hanno cercato di rubare ad una vita avara. Un bambino che non reagisce come da manuale sociale alla morte del fratello. Una donna che cerca di ritrovare il passato tramite il figlio di un vecchio amante, per scoprire che l’assente, la madre del ragazzo, era il punto nevralgico non compreso. Una donna che vede scivolargli dalle mani il rapporto con il marito così come un un’ulteriore vita.

Non sono tutti i protagonisti, ma non è riassumibile ciò che già è condensato, c’è solo da gustare e soffrire la lettura di questo splendido libro di racconti.

Quando lei rimase incinta, incapace di comunicargli i piaceri segreti di quell’esperienza e, in un certo senso, senza alcun desiderio di farlo, si trincerò nel silenzio, un silenzio imbronciato e determinato, sperando che la sua sofferenza, il chinarsi sulla tazza del water o il tornare a letto in preda ai brividi risvegliasse il suo amore. Ma a quanto pareva lui pensava che aspettare un bambino fosse la cosa più naturale del mondo e che quindi non meritava la sua attenzione.

Gina Berriault – Piaceri rubatiMattioli1885
Traduzione: Francesca Cosi, Alessandra Repossi

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Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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