Mario Tobino, Le libere donne di Magliano

Le libere donne di Magliano è il diario appassionato di uno psichiatra e scrittore, Mario Tobino, scritto per dimostrare che la malattia mentale non è affatto una patologia e che, i cosiddetti “matti”, altro non sono che persone “che vivono una delle tante, misteriose e divine manifestazioni dell’animo umano”

Uno sguardo lucido sul disagio mentale

Il libro fu pubblicato nel 1953, ossia a un anno esatto dalla commercializzazione del primo psicofarmaco (clorpromazina), un momento storico importante perché coincise con l’inizio di una vera e propria rivoluzione medico-culturale culminata 35 anni dopo con la promulgazione della legge Basaglia e la conseguente chiusura dei manicomi. I ritratti delle donne di Magliano (in realtà Maggiano, Lucca, dove Tobino ha realmente lavorato come psichiatra), sono in realtà la trasposizione dei diari di Tobino, tenuti fedelmente durante gli anni della sua professione.

L’anima delle donne descritte è libera, non anestetizzata dalle “pasticche”, esse vivono le loro pulsioni liberamente (per quanto libero possa essere un manicomio), colmando di vita quella realtà parallela in cui sono confinate, dove ”le emozioni sono più sincere e non meno vive” di quelle ordinarie.

La complessità dell’animo di queste reiette viene riportata dallo scrittore facendo emergere dalla descrizione i comportamenti, totalmente istintuali, e soprattutto la loro particolare fisicità dove “non esiste il pudore e neppure la finzione del pudore”. Nessun tecnicismo nella prosa di Tobino, solo una profonda ammirazione per queste donne e per le leggi che le governano.

Indipendentemente da ciò che si pensa sulla giusta legge 180 (o sbagliata, a seconda delle vedute) e dell’uso (e talvolta dell’abuso) che si fa degli psicofarmaci nelle moderne terapie contenitive, le libere donne di Magliano è un libro da leggere perché, senza nessun pregiudizio, obbliga il lettore a prendere coscienza di una delle possibili realtà della condizione umana (nessuno è immune alla “pazzia”), realtà che ancora oggi preferiamo dimenticare.

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Su massimo miliani

Ho il CV più schizofrenico di Jack Torrence, per questo motivo enunciare qui la mia bio potrebbe risultare complicato. Semplificando, per lo Stato e per l'Inpgi, attualmente risulto essere giornalista.

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