Gli anni di Annie Ernaux è più di un romanzo autobiografico. È un viaggio spedito dal Dopoguerra ai giorni nostri nella provincia francese prima, a Parigi poi. Attraversando, fra i ricordi spesso nostalgici sicuramente nichilisti dell’autrice, i passaggi cruciali di mezzo secolo della storia francese, della società occidentale.
Gli anni
di Annie Ernaux
Gli anni di Annie Ernaux è qualcosa di più di un romanzo autobiografico. È un viaggio spedito dal Dopoguerra ai giorni nostri nella provincia francese prima, a Parigi dopo. Attraversando, fra i ricordi spesso nostalgici sicuramente nichilisti dell’autrice, i passaggi cruciali di mezzo secolo della storia francese, della società occidentale.
Un’«autobiografia impersonale», come definita dalla stessa Ernaux, scritta in prima persona plurale forse perché l’autrice intendeva non essere (solo) lei la protagonista della narrazione, bensì un’intera generazione. Che, visto il mondo in cui viviamo pregno dei più brutti sentimenti umani e le condizioni peggiori dei figli rispetto ai padri, ha del tutto fallito. Come Annie Ernaux certifica: «Come avevamo potuto lasciare che accadesse?».
Tra tavolate e passaggi chiave della storia
Le tavolate coi parenti in occasione delle feste “comandate” sono un po’ le pietre miliari che scandiscono il tempo del racconto: pranzi e cene vissute dall’autrice prima con la spensieratezza della bambina, entusiasta come tutta la famiglia delle nuove possibilità del boom economico e della fine della scarsità di risorse; poi con i capricci dell’adolescente, imprigionata dagli usi e costumi retrogradi della provincia. Quindi, da donna e da mamma.
Il percorso di crescita dell’autrice si inerpica fra i passaggi che hanno segnato la storia della Francia: dopo il rapido progresso economico, ecco l’eco della questione di Algeria, l’avvento ed il protagonismo di De Gaulle e Mitterand, nel mezzo il Sessantotto e poi gli anni Novanta, il disincanto, l’11 settembre.
Annie Ernaux vive questi passaggi con intensità diversa, in relazione al suo stato d’animo personale, alla sua vita privata: il romanzo è anche una specie di psicoanalisi (senza la giuda di un sapiente psicoanalista, però), in cui l’autrice sembra vivere in un’infelicità ed un’insoddisfazione perenne. Quasi irritante.

I mali della borghesia occidentale
Occorre chiarire che ci troviamo di fronte non ad un testo complesso, ma nemmeno così leggero e scorrevole. L’analisi più spietata, efficace e tremendamente vera riguarda il dominio della società dei consumi (ben sintetizzato dai centri commerciali) che ha preso il sopravvento su tutto, anche sul tempo stesso, oramai nelle persone caratterizzato dall’acquisto del prossimo oggetto, senza valutarne l’effettiva necessità. Forse è quello che più di tutto a lei ed alla sua generazione Annie Ernaux non perdona. Così, parallelamente, la perdita di umanità, l’indifferenza per le guerre che insanguinavano (ed insanguinano) il mondo:
L’interesse che suscitavano in noi era inversamente proporzionale alla loro durata e alla loro distanza, dipendeva più che altro dall’eventuale coinvolgimento di Paesi occidentali.
L’immedesimazione del lettore con i mali interiori di una borghese occidentale si dovrebbe realizzare abbastanza facilmente. Non solo, quindi, con quella sorta di insoddisfazione eterna, che quasi si tramuta in costante lagna. Ma anche la paura, ad un certo punto, di «ritrovarmi ad aver vissuto senza essermene resa conto». Oppure, in taluni casi ancora più calzante, è l’inversione dei ruoli fra passato e futuro:
Ora è ciò che ha alle spalle a essere diventato oggetto del desiderio, non ciò che ha davanti.
Annie Ernaux – Gli anni – l’Orma Editore
Traduzione Lorenzo Flabbi