Ne L’invenzione degli animali, Paolo Zardi attinge da un grande orizzonte filosofico e scientifico da cui ricava materia viva per trasformalo in riflessione e racconto, affabulazione che non scade mai in foga narrativa.
Paolo Zardi una delle penne più felici degli ultimi anni
Immaginare una società vicina, molto vicina, alla nostra e virare i colori fino ad ottenere un spettro cromatico di poco lontano da quello reale è un’arte da grandi narratori, solo pochi riescono ad essere davvero convincenti.
Quelli che molti catalogano come “distopico”, definizione che va per la maggiore insieme a resilienza, è un gioco di specchi in cui ogni piccolo angolo può far cadere l’incantamento lasciando il lettore poco convinto della vicenda. Va bene, vale per tutti ma non per Ballard, ovvio, ma in generale se avete amici che hanno velleità di scrivere fantascienza o pseudo-scienza ditegli che forse é il genere più pericoloso da affrontare senza una vera ispirazione.
Che Paolo Zardi sia una delle penne più felici degli ultimi anni é anche banale dirlo, ma che sia uno scrittore che, anche dopo molti libri e molto blasone, riesca a sorprendere e ad avviluppare nella sua narrazione i lettori con tanta facilità, beh questo non è così superfluo dirlo.
Il segreto di questa alchimia? Dal mio punto di vista Paolo Zardi ha, più degli altri, un grande orizzonte filosofico e scientifico a cui attingere materia viva per trasformalo in riflessione e racconto, oltre ad un’affabulazione molto rilassata che non scade mai nella foga narrativa.
L’invenzione degli animali
di Paolo Zardi
Leggendo L’invenzione degli animali non si ha la sensazione di partecipare ad una corsa ad ostacoli, il passo è quello dell’esplorazione, calmo ma inesorabile. Respiro, ecco abbiamo un bel respiro in questo libro, particolare che ci permette di scioglierci insieme ai protagonisti e alle loro riflessioni.
Qui tocchiamo un altro punto: il tempo e la riflessione. Chi pensa che la narrazione distopica debba essere necessariamente rapida, o al contrario iper-dilatata, sicuramente coglie un pubblico che esiste e vuole quel genere di scrittura, ma secondo me fallisce nell’impoverire un genere narrativo prezioso. La libertà di smontare e riorganizzare il mondo a proprio piacimento offerto dalla fantascienza è un bene di grande valore, da saper nutrire con contenuti e riflessioni che altrimenti sarebbero difficili da proporre.

Paolo Zardi ha il dono di costruire una trama tutto sommato semplice e lineare, arricchendo però l’impianto narrativo di riflessioni e spunti filosofici davvero preziosi che tengono incollato il lettore più di molti colpi scena.
Una coppia di giovani scienziati, Lucia e Patrick, si ritrovano, in mezzo ad un’Europa dilaniata da scontri, terrorismo e crisi della democrazia, a vincere un biglietto milionario della lotteria: l’assunzione nella più importante holding del mondo, la Ki-Kowy, una multinazionale dagli imperativi categorici ma dalle modalità poco chiare sul raggiungimento di obiettivi molti alti.
Gli scienziati assunti alla Ki-Kowy sono il meglio dell’intellighenzia Europea, assunti con contratti da capogiro ma con un clausola importante neanche troppo a piè di pagina: non fare domande filosofiche sui mezzi utilizzati dalla corporation.
Personaggi azzeccati
La lettura avvincente del libro è anche in parte dovuta alle bellissime figure di Lucia, Patrick, Tibor e György, solo per citare alcuni dei protagonisti de L’invenzione degli animali. L’altra causa di grande affezione verso questo libro è proprio il racconto delle considerazioni fatte dai protagonisti su eticità della ricerca scientifica, dittatura del mercato, libertà di scelta, libero arbitrio.
Intelligente anche la scelta dei “cattivi”, meglio gli antagonisti della vicenda, soprattutto per quando riguarda il personaggio di Kapoor, abile dialettico appassionato di filosofia, riflessione morale e “vita eterna”.
Consiglierei questo libro per la sua facilità di lettura, profondità di riflessione e piacevole sensazione di non stare leggendo una cosa troppo lontana dalla realtà attuale.
Come dice uno dei protagonisti verso la fine del libro “alla fine dei conti, la teoria è uguale alla pratica, ma in pratica no”.
Paolo Zardi – L’invenzione degli animali – Chiarelettere