In La memoria dell’amore di Giuseppe Ferraro l’amore è il protagonista delle riflessioni, ma l’analisi parte dalla memoria, cioè dal modo in cui categorizziamo il già vissuto, passaggio di cui l’amore si nutre.
La memoria dell’amore
di Giuseppe Ferraro
Giuseppe Ferraro è un estremista, ovvero un uomo che spinge all’estremo l’esistenza per analizzarla e cercare di capirla. Ma nonostante un imponete lavoro teorico in campo accademico, traduzioni e commenti prestigiosi ad opere di Nietzsche e Husserl, Giuseppe Ferraro è tutt’altro che rinchiuso nel “palazzo” o in una campana di vetro.
Il Professor Ferraro interpreta la missione del filosofo come quella particolare mansione di ricercare attraverso la filosofa la via del riscatto, se possibile della felicità. Un mito antico, quello dell’eudaimonìa, che riporta in Grecia dentro l’accademia di Platone, ma anche alla ricerca psico-somatica del Dottor Freud. Obiettivo da ricercare in strada quindi, tra i vicoli, proprio come Ferrario fa nella sua città natale dove si occupa di insegnare filosofia nelle carceri e nelle scuole a rischio, in luoghi in cui l’amore per il ragionamento forse potrà aprire strade diverse da quelle segnate da generazioni e generazioni di disagio.
È proprio il punto di osservazione che colpisce nel percorso e anche negli scritti del Professor Ferraro, questo continuo dentro e fuori tra pràxis e idea, tra immagine e immaginato ossigena il discorso filosofico, attualizzandolo, avvicinandolo alla quotidianità.
Così anche ne La memoria dell’amore Ferraro parte dall’analisi del quotidiano per portarci ad osservare che cosa sta succedendo, proponendo strumenti per affrontarlo e ipotesi di percorso.
Nella premessa troviamo un immediato ancoraggio all’attualità, con una riflessione sul mondo post-Covid o intro-Covid se preferiamo. Sono parole sagge ma non stucchevoli quelle che affida alla carta Ferraro, riflessioni argute che colpiscono durante la lettura e fanno da richiamo per l’attenzione, alla fine la sensazione è quella di assistere ad una lezione partecipata, ricca di interazioni frutto del vissuto di chiunque.

La memoria è desiderio
La prima distinzione è quella sui termini contagio e cura, due riflessioni ovviamente urgenti in questo periodo. Se contagio rimanda alla malattia in prima battuta, non si può negare una vicinanza al linguaggio dell’amore, dove c’è “il passaggio dall’infezione all’affezione, dall’influenza dipendenza, e a stretto giro di voce”.
Anche il concetto di cura è da chiarire, per il suo rapporto con la guarigione per la sicumera che porta con sé.
L’amore è il protagonista delle riflessioni dell’ultimo libro di Ferraro, ma l’analisi parte dalla memoria, cioè dal modo in cui categorizziamo il già vissuto, passaggio di cui l’amore si nutre. La scuola come esempio di oggetto del ricordo che viene compreso solo in un altro momento, solo dopo averlo vissuto. Luogo in cui la memoria si allena e si scopre ma si dimentica. Molto interessante in questo capitolo la riflessione sul ruolo della tecnologia nel poter dimenticare ma allo stesso tempo del diritto all’oblio.
“Le innovazioni potenziano la memoria, la alterano, la cancellano. L’innovazione fa dimenticare la memoria.”
La memoria è desiderio e come tale si pone al confine tra reale e immaginario, sostituendo parti, desiderandone altre, mischiando le carte. Ed è proprio il desidero il motore primo della nostra esistenza, permettendoci di immaginarci e di fare il conti con la realtà, anche quella dell’abbandono, parte sgradevole ma implicita nel rapporto amoroso.
Il libro si chiude con un capitolo molto inteso dedicato al sapore della felicità, la riflessione si fa sottile ma anche generosa, produttiva. Le parole di Ferraro ci portano verso la sottigliezza della vita spirituale, la sua ineffabilità, la sua leggerezza. È in questo gioco di piccole perdite e ritrovamenti che ci muoviamo a piccoli passi nell’affrontare la realtà, consapevoli di non avere neanche la botte di Diogene a proteggerci dall’urto dell’altro.
Gli scenari che Giuseppe Ferraro disegna per noi fanno riflettere, ma al contempo esortano, danno fiducia, calmano le acque cicliche della crisi e dell’emergenza. La memoria dell’amore è sicuramente una delle migliori letture di questo periodo per trovare strumenti efficaci per interpretare la realtà complessa che viviamo.
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