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Il mio inconscio sa di tappo – Giorgio Ganzerli

Il mio inconscio sa di tappo - Giorgio Ganzerli

Il mio inconscio sa di tappo fa godere i lettori facendoli riflettere su tutti quei momenti in cui, con un po’ di melanconia, si guarda il traffico all’ora di punta e ci si chiede se la vita è tutta qui.

Luoghi per i libri

I libri andrebbero messi dove servono, dove possono aiutare, bisogna che si rendano utili questi scampoli di carta legati dalla colla.
In America lasciano bibbie sui comodini dei motel, per qualche conversione improvvisa, in Italia abbiamo provato col bookcrossing a parcheggiare libri gratuitamente in stazioni e bar; insomma ci sono precedenti all’idea di mettere i libri nei luoghi in cui possano servire. 

Se questa idea potesse essere estesa e amplificata, i libri di Giorgio Ganzerli sarebbero di sicuro da lasciare sparsi negli scaffali dei grandi centri commerciali. Penso soprattutto alle grandi catene che si occupano di fai da te e giardinaggio. Giorgio Ganzerli è il cantore della solitudine e della solidità, la metafisica appena appoggiata dietro la colossale resistenza di un tassello del 15.

Il mio inconscio sa di tappo di Giorgio Ganzerli

Immaginate la crisi di un uomo solo, sui quaranta, nato a Bareggio e rimasto single dopo che la sua donna è fuggita con un’insegnante di Yoga di Concorrezzo, in pieno attacco di panico soccorso dalle parole meravigliose di Giorgio Ganzerli, invece che dal Valium. Una rivoluzione culturale vera, Il mio inconscio sa di tappo, salverebbe anime sfuggenti che cercano nelle mensole la solidità spirituale che hanno perso, con l’ironia di cui questo autore è capace.

Il mio inconscio sa di tappo è il primo libro di Giorgio Ganzerli, ma alle spalle dell’autore, modenese di origine, troviamo una vita artistica densa: dalla partecipazione a programmi televisivi di successo (Mai dire domenica, Scatafascio e molti altri) al mondo teatrale.
Del resto il suo ultimo lavoro teatrale molte attinenze aveva con la scrittura, Con un accetta piantata nella testa, opera noir-comica per voce solista incarnata dallo stesso Giorgio Ganzerli che, solo sulla scena, raccontava uno strano caso di omicidio in cui si scoprivano mille colpevoli e altrettanti retroscena scabrosi. Chi ha avuto la fortuna di vedere quello spettacolo poteva facilmente cogliere la capacità di racconto di Ganzerli, osservatore attento a raccogliere i particolari e a spostarli nella punteggiatura cambiandogli in questo modo i connotati.

Arte, quella del particolare, che di sicuro arriva dal teatro, dal cabaret, dal palco, dove ogni mossa del ciglio del pubblico può darti la possibilità di cambiare e adattare lo spettacolo alla platea che stai affrontando. Arte antica della commedia dell’arte, che non a caso Giorgio Ganzerli ha maturato sul palco anche di fianco a grandi attori tra cui il maestro Paolo Rossi.

Ma non è italiano, esclusivamente quantomeno, lo stile di Giorgio Ganzerli in Il mio inconscio sa di tappo, che nella lettura rimanda più all’America per l’impianto scelto, sopratutto a tutti quegli scrittori che si sono occupati della spiritualità dei cosiddetti non-luoghi.

Giorgio Ganzerli

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Realtà solide che aprono a questioni spirituali profonde

La mensola, il centro commerciale, il CERN, diventano realtà solide che fanno da aperture su questioni spirituali profonde, ferite dell’anima, buchi esistenziali. Siamo nel campo della ricerca, oltre la prossimità pragmatica della cultura capitalista, di una possibile via d’uscita al grande senso di angoscia che attanaglia tutti i protagonisti dei racconti e delle poesia di Giorgio Ganzerli.
Angoscia che porta alla ricerca di un substrato grosso e quantificabile, quasi come se la realtà si stesse sgretolando nella mente dei protagonisti e solo una massiccia dose di materia la potesse ricompattare. 

Su tutti i personaggi di Giorgio Ganzerli regna sovrana la noia, lo spleen si direbbe in maniera più colta, che rallenta i movimenti e blocca le attività. Così succede che ad una coppia ormai logorata dalla noia e dalla quotidianità non riesca neanche l’omicidio tra le quattro mura domestiche, al punto di delegare la morte del coniuge ad un evento Facebook.

Tra le pieghe di Il mio inconscio sa di tappo, come dicevamo, tanta malinconia, tanta sensazione che qualcosa sia andato storto, a livello personale ma anche soprattutto a livello sociale. 

Straordinaria la figura Ivonne Kurz, donna delle pulizie del CERN investita da un fascio di radiazioni che ne alterano le funzioni cerebrali fino a trasformarla nella donna che possiede il segreto dell’amore universale e infinito. Apparentemente questa caratteristica donerebbe a questa donna la celebrità, ma il grande potere occulto che tutti ci sovrasta, farà notare agli scienziati che l’amore non paga, che l’amore farebbe crollare il sistema capitalistico, perciò Ivonne Kurz avrà semplicemente sbagliato universo in cui nascere. 

Il mio inconscio sa di tappo farà godere i lettori, ne sono certo, facendoli riflettere su tutti quei momenti in cui, con un po’ di melanconia, si guarda il traffico all’ora di punta e ci si chiede se la vita è tutta qui.

Giorgio Ganzerli – Il mio inconscio sa di tappo – Il mio libro

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