Harry ti presento Sally – La bellezza di una commedia fatta bene

Harry ti presento Sally è una delle migliori commedie della storia del cinema americano, o probabilmente della storia del cinema in generale. Mi è capitato di rivederlo qualche giorno fa e ho rispolverato il perché, anzi i tanti perché…

Una sceneggiatura ben scritta, direi praticamente perfetta e soprattutto due protagonisti delineati e descritti a regola d’arte, secondo tutti i canoni del manuale del perfetto sceneggiatore.

Una storia d’amore non banale, non la classica “si vedono, finiscono a letto, si innamorano e il lieto fine vien da sé”. Da spettatore sai che è una commedia e che quindi finirà quasi per certo con il “happily ever after” (eh sì che pare che in una prima versione dello script i due non dovessero finire insieme. Sarebbe stato più realistico, a detta della sceneggiatrice). Ma per tutto il film la domanda non è tanto se staranno insieme, ma quando finalmente si metteranno insieme. Quando da amici e complici diventeranno una coppia a tutti gli effetti. Prima regola della sceneggiatura: il finale deve essere inevitabile, ma imprevedibile, in qualche modo non scontato.

Dicevo: i personaggi. L’aspetto più riuscito del film e che lo rende ancora attuale visto oggi a più di quindici anni dalla sua uscita nelle sale cinematografiche (era il lontano 1989) è la delineazione dei due protagonisti. Protagonisti che sono perfetti emblemi del genere maschile e femminile, senza però essere né delle macchiette né tantomeno dei luoghi comuni viventi. In fondo, i rapporti tra uomo e donna non sono poi tanto cambiati dalla fine degli anni 80 ad oggi. La descrizione così precisa e veritiera degli universi maschili e femminili viene dall’incontro di due grandi menti – un uomo e una donna appunto – del cinema americano: la sceneggiatrice Nora Ephron (penna dietro altre commedie blockbuster come C’è posta per te e Insonnia d’amore) e il regista Rob Reiner (suoi Codice d’onore e per stare in tema commedia il più recente Non è mai troppo tardi), che era uscito da qualche anno dal divorzio con la moglie.

Dal primo momento in cui Harry e Sally appaiono insieme sullo schermo vediamo i due mondi a confronto, in un inevitabile duello-scontro. Tanto precisa e pianificatrice lei (i due dividono il viaggio in auto dall’università di Chicago a New York) che ha calcolato le soste da fare e i cambi alla guida nelle previste diciotto ore di percorrenza. Tanto naturale, diretto e senza schemi, casinista e dissacrante lui, che mangia un grappolo d’uva e sputa i semini senza accorgersi di non avere il finestrino abbassato.

La dichiarazione di guerra però è presto fatta, i due litigano sin dall’inizio, su qualsiasi argomento: sulla visione della vita (ottimismo versus pessimismo) sul finale di Casablanca e la sua interpretazione (“ogni donna sana di mente è pratica, come lo è Ingrid Bergman” sostiene Sally), sul rapporto uomo donna. Uomo e donna non possono essere amici, il sesso si mette sempre in mezzo, sostiene Harry (Billy Criystal). Meg pre-rinoplastica Ryan strabuzza gli occhioni azzurri e scuote sconsolata la chioma bionda cotonata (in pieno stile 80’s). In sottofondo la canzone “Let’s call the whole thing off” (Louis Armstrong e Ella Fitzgerald) che ironizza sulle diverse pronunce delle parole e – per estensione – le diverse visioni della vita. I due si salutano dicendo che non saranno mai amici, con una Sally dispiaciuta visto che a New York non conosceva nessuno a parte lui.

Ci vorranno altri due incontri casuali, un matrimonio e altre storie di mezzo (il tutto nell’arco di dieci anni) per smentire la dichiarazione iniziale. I due diventano gradualmente amici: incominciano a uscire insieme, a farsi confidenze per poi arrivare a raccontarsi ogni cosa, anche dei rapporti con l’altro sesso. Si dicono modi di fare, manie, svelano inconfessabili segreti, arricchendo l’amico con il punto di vista dell’altro sesso (la scena del finto orgasmo di Meg Ryan in pochi non la ricorderanno).

Questo rapporto incomincia a incuriosire i rispettivi amici. In uno scambio di battute memorabile (come tanti del film, la scelta è davvero difficile), Harry spiega la sua relazione con Sally all’amico Jesse. Con Sally può parlare di tutto, è la prima donna con cui ha una relazione senza andarci a letto e soprattutto non deve mentirle proprio perché non se la vuole portare a letto. “Forse sono cresciuto” sostiene Harry, per poi essere smentito due secondi dopo da una discussione con un bambino di otto anni su chi sia arrivato prima sul campo pratica da baseball.

Sally mostra alcune manie tipicamente femminili. È, ad esempio, la maestra degli ordini a ristorante, con una sfilza di ingredienti sempre richiesti “a parte”. Harry per questo la categorizza come la peggior specie di donne: nella distinzione tra donne ad alto mantenimento e a basso mantenimento Sally è un alto mantenimento che pensa di essere il contrario.

Harry: A parte è fondamentale per te.

Sally: Beh, voglio le cose a modo mio.

Harry: Appunto, alto mantenimento.

I protagonisti del film affrontano i peggiori incontri fortuiti (Harry con la ex moglie), le notizie più drammatiche (l’ex di Sally che si sposa) fino a che davvero il sesso ci si mette di mezzo… Lo definiscono entrambi un errore, e invece… Ce ne vuole ancora per arrivare alla dichiarazione d’amore finale e anche qui i due sembrano ancora in contrasto, ancora agli opposti e antipodi. E mentre lui le confesserà di amarla, lei continua a ripetergli che lo odia. 

Insomma, quello che Harry e Sally ci mostrano non è un colpo di fulmine, non è un amore folgorante, non è un amore banale e scontato. È un sentimento che nasce piano, quasi senza farsi notare, e forse proprio per questo più vero e -speriamo per loro- duraturo. Loro sono partiti dal verso contrario, hanno imparato ad amare l’altro senza la visione annebbiata della prima volta, della novità. Hanno saltato a piè pari l’illusione (la coda di pavone che ognuno di noi espone davanti a una persona nuova) e hanno costruito un sentimento vero partendo da una conoscenza dell’altro che comprende tutto, anche le debolezze meno sexy o intriganti. Ci hanno messo anni, e questo forse non è ipotizzabile nel mondo reale. Ma al netto della finzione cinematografica, il dubbio continua a tormentarmi: è forse questo il segreto per un amore perfetto?

La tavola calda della famosa scena dell’orgasmo è un luogo diventato ormai famoso a New York City, si chiama Katz’s Delicatessen. E a proposito di New York, leggetevi il diario di viaggio newyorkese dei giovani-vecchi Aga e Ninja. Ovviamente di Katz’s Delicatessen non sospettavano neanche l’esistenza, però, a giudicare dai racconti sulle loro interminabili passeggiate a Central Park, devono aver scoperto dove vanno a finire le benedette anatre che tanto stavano a cuore a Holden Caulfield… 

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Su Elisa

Se si può dire di una cosa non facile nella mia vita è il rapporto con la scrittura… beh, ripensandoci, non è proprio l’unica cosa non facile. Ma d’altronde, se no, che noia sarebbe? A complicare il tutto, da buon Pesci, la costanza non è la mia dote migliore quindi su questo blog mi vedrete e non mi vedrete. Non sono parente di Houdini né tantomeno del divino Otelma, ma solo una giovane donna con la passione del cinema (odio quando mi danno della signora. Per galateo, dicono…). Sembro seria, ma non lo sono. E come potrei esserlo dopo aver scritto una tesi di laurea su Sex and the city?!?

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