Dischi 2017 – Antonio Dimartino e Fabrizio Cammarata – Un mondo raro

Le sonorità messicane di Chavela Vargas, interpretate in maniera efficace e sentita dai due cantautori siciliani. Un progetto ambizioso, che comprende anche un libro, condotto con cura dalla prima all’ultima traccia.

Partiamo da lei, Chavela Vargas, la protagonista di “Un mondo raro”, ultima fatica discografica di Dimartino e Cammarata. Cantante messicana di origine costaricana, la Vargas è una leggenda della musica del centro america, la sua voce per decenni ha cesellato storie d’amore, ha dipinto con i colori densi di una pennellata a olio, storie di donne e di cuori infranti. Omosessuale dichiarata è stata anche amante di Frida Khalo e la sua voce, specialmente negli ultimi anni (grazie soprattutto ad Almodovar, che ripescò diverse sue canzoni per i suoi film) è divenuta patrimonio artistico globale. Chavela Vargas era nota per i suoi poncho rossi con cui si esibiva in pubblico, rossi come le passioni che cantava, amori bagnati di tequila, spesso impossibili, desiderati, masticati e cantati sopra le macerie di un’infanzia dolorosa vissuta in Costa Rica e trasformatasi in quella maturità che la portò dalle bettole messicane teatro dei suoi primi concerti fino all’Olympia di Parigi. Chavela Vargas, l’Edith Piaf messicana, “la voce rude della tenerezza” come amava definirla Pedro Almodovar, fu capace di raccontare la bellezza struggente delle passioni, facendo convivere la sensibilità femminile del suo cuore, all’indipendenza rivoluzionaria della sua anima.

E poi ci sono loro, Dimartino e Fabrizio Cammarata, cantautori siciliani, che della Vargas si sono innamorati a tal punto da decidere di partire per il Messico col desiderio di immergersi nelle tinte forti di queste terre, nei vibrati possenti delle sue chitarre.  Da quel viaggio sulle orme della cantante messicana ne è venuto fuori un progetto interessante, costituito da un disco in cui i due cantautori interpretano nella nostra lingua alcuni dei successi più indicativi della cantante, e da un libro, dove viene ripercorsa la vita burrascosa e magica di questa donna. Il disco, o meglio, le dieci tracce di cui è composto (prodotto da Picicca Dischi), riesce nel difficilissimo intento di restituirci un patrimonio della musica latinoamericana, con una delicatezza che non travisa nemmeno di una virgola l’opera originale. Il merito, oltre alla bravura dei due interpreti, va senza dubbio al supporto in fase di arrangiamento dei Macorinos, Juan Carlos Allende e Miguel Pena, che della Vargas erano i fidi chitarristi, oltre alla naturale affinità della lingua italiana a quella spagnola che ha permesso di mantenere intatto il filo che unisce in questo disco Città del Messico alla Sicilia. Il risultato, bisogna dirlo, è riuscito in pieno, la Vargas di Dimartino e Cammarata -senza dover per questo scomodare paragoni ingombranti come ad esempio quel che furono Brassens per De André o Dylan per De Gregori- ci viene restituita in tutta la sua bellezza, una riscoperta così onesta e ben interpretata che merita ben più di un semplice ascolto.

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Su massimo miliani

Ho il CV più schizofrenico di Jack Torrence, per questo motivo enunciare qui la mia bio potrebbe risultare complicato. Semplificando, per lo Stato e per l'Inpgi, attualmente risulto essere giornalista.

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