Sotto la falce. Un memoir di Jesmyn Ward è definito editorialmente un memoir e di certo lo è, presentandosi come una memoria che si trasforma, per la durezza, in un atto d’accusa. Ma potrebbe essere un coro spiritual, una ballata blues, una preghiera gospel. Un omaggio a tutti i caduti di uno stillicidio silenzioso.
Sotto la falce. Un memoir di Jesmyn Ward
Chi è abituato alla prosa lirica e poetica di Jesmyn Ward, troverà questo suo ultimo lavoro editoriale un pungo nello stomaco, una sciabolata tra i denti. Certo non che i precendenti libri dell’autrice culto, almeno in America, fossero passeggiate tra campi di fiori, ma di certo Sotto la falce segna il passo, va al di là di ogni possibile fraintendimento.
La Ward racconta dettagliatamente la vita in alcune cittadine americane del delta del Mississippi, spiegando inizialmente come siano composte al loro interno da un punto di vista razziale e democratico. Incroci di destini, incroci di famiglie, famiglie moltiplicate ed estese. In questo contesto droga e abuso di alcol mietono vittime indiscriminatamente tra la comunità nera locale.
Un clima di apparente calma quello di molte cittadine in superficie, ma che in realtà nascondeva un sottofondo di razzismo viscerale e violento. Una substrato di discriminazione che spesso strisciava già dai banchi di scuola dove i ragazzi di colore venivano ingiustamente accusati di crimini e violenze.
Così, dopo alcune pagine di introduzione al tema, senza troppi fronzoli Jesmyn Ward racconta la morte di suo fratello diciannovenne Joshua. Una morte che segnerà l’inizio di una depressione per la scrittrice e che si accentuerà confrontando altre morti all’intento della comunità. Tutta questa morte, questa violenza, questo dolore ha una precisa origine secondo la scrittrice, ed è appunto il razzismo.
La stessa convinzione che l’America nutre da secoli con sangue fresco, la convinzione che le vite dei neri abbiano lo stesso valore di un cavallo da tiro o di un mulo da soma.
Atto di accusa
Questo dolore è lo spunto da cui la scrittrice è partita per scrivere un atto di accusa durissimo, violento, contro la cultura americana che da secoli umilia quella che viene considerata la prima comunità della nazione. Colpiscono noi europei le parole di Jesmyn Ward, perché non riusciamo ad immaginare fenomeni così brutali, se non quando scopriamo alcune notizie dai giornali, come quella della morte di George Perry Floyd Jr.
Jesmyn Ward trova la forza di uscire dalla depressione causata dalla morte “accidentale” di suo fratello e dalle altre scomparse proprio decidendo di raccontare la loro storia, segno di un amore profondo per la comunità avvelenata dal razzismo endemico e soffocante di quelle terre, dalla mancanza di un’istruzione adeguata e dalla disoccupazione, dalla povertà che alimenta una sfortuna implacabile.
Le vite dei cinque amici si legano a quella dell’autrice, che torna indietro nel tempo in cerca delle origini della famiglia e della gente di DeLisle. La verità che porta alla luce è feroce: in Mississippi il destino degli uomini è determinato dall’identità, dal colore della pelle, dalla classe sociale, senza possibilità di riscatto.
Mentre racconta della comunità però, la scrittrice racconta di sé stessa, della propria fragilità e della sua caduta nell’abuso di alcol. Si intuiscono dalle sue parole come il razzismo, in alcuni luoghi dell’America profonda, abbia ormai scavato nell’identità e nei tratti personali di molti neri americani che si ritrovano vittime di un odioso schema sociale.
E se così non era, perché allora la morte continuava a seguirci, insistentemente, inesorabilmente, attirandoci, uno a uno? Fumo tutta la carne e dopo averla finita ne fumo altra.
Sotto la falce è definito editorialmente un memoir e di certo lo è, presentandosi come una memoria che si trasforma, per la durezza, in un atto d’accusa. Ma potrebbe essere un coro spiritual, una ballata blues, una preghiera gospel. Un omaggio a tutti i caduti di uno stillicidio silenzioso. Gli unici a raccogliere tutto questo dolore sono i componenti della comunità falcidiati ad un ad uno. Jesmyn Ward fa parte fieramente di questa comunità e con la sua perfezione stilistica ci porta tutti al centro del dolore. Pubblico attento ad una prece laica, cantata da mille voci soffocate.
Jesmyn Ward – Sotto la falce. Un memoir – NN Editore
Traduzione: Gaja Cenciarelli
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