Punto di fuga - Mikhail Shishkin

Punto di fuga – Mikhail Shishkin

Punto di fuga di Mikhail Shishkin è un viaggio meraviglioso e dolce come una splendida passeggiata in collina, le parole cadono sempre nel momento più giusto, gli argomenti sempre incredibilmente intimi e allo stesso tempo universali. Un viaggio intenso da compiere per capire qualcosa di un mondo di cui siamo solo osservatori lontani.

Mikhail Shishkin

Mikhail Shishkin è uno di quelli scrittori che quando ti capita tra le mani ha la capacità di fermare lo spazio e il tempo, di far contorcere tutto intorno alle proprie pagine, trasferendo la realtà su un altro piano.

Incredibilmente però, nelle pagine dello scrittore nato a Mosca ma che ormai vive stabilmente in Svizzera da vent’anni, non ci sono fughe dalla realtà, ma al contrario immersioni totali nell’attualità. Un’immediatezza data però non attraverso la mera cronaca, ma da uno sguardo più profondo che passa dalla interiorizzazione di una realtà a trecentosessanta gradi.

Chi ha avuto la fortuna di conoscere Mikhail Shishkin con la sua prima opera, Capelvenere, uscita in Italia nel 2007 per Voland, saprà di cosa sto parlando. In quel libro, con uno stratagemma abbastanza semplice, cioè la trascrizione di una serie di interviste a richiedenti asilo politico, si scopriva per via poetica ed esistenziale la realtà della grande Russia, un paese che oggi come allora rimane sconosciuto agli occhi degli occidentali.

Quando usciva Capelvenere, la Russia saliva alla ribalta dell’attenzione mediatica per l’uccisione di Anna Politkovskaja, giornalista che per prima aveva denunciato la maniera di accaparrarsi il potere da parte di Putin e dei suoi “fidati” oligarchi. Diario russo di Anna Politkovskaja (edito da Adelphi) e Capelvenere, letti in modo ravvicinato in quei giorni, fornivano una comprensione di quello che stava accadendo in Russia vent’anni fa e di quello che oggi stiamo vivendo, molto più chiara di tutte le informazioni che si possono raccogliere da giornali e televisioni.

Punto di fuga di Mikhail Shishkin

Con questo pensiero in testa fa ancora più effetto leggere Punto di Fuga oggi, perché l’ultimo libro di Shishkin, edito per 21lettere in Italia, sembra un reportage filosofico sulla tragedia che stiamo vivendo in questi giorni al confine ucraino-russo. Bisogna partire dal principio però, dalla trama.

Punto di fuga

Un uomo e una donna, senza precise coordinante spazio temporali, vivono la loro storia d’amore attraverso un rapporto epistolare intenso, profondo, senza alcun filtro sociale o di ego.

Sašen’ka e Saška, lei dottoressa e lui soldato impegnato al fronte, partono ricordando il proprio amore, la tenerezza del loro incontro ma anche la casualità con la vita ci pone di fronte alla cos’è più importanti che ci accadono. Dopo aver ricordato il proprio incontro, i ricordi si fanno più esistenziali: prima gli anni dell’infanzia, poi gli anni della formazione scolastica. Anni in cui le esperienze vissute dai due innamorati diventano la base di ciò che da adulti diventeranno, parte della coscienza e della propria introspezione.

Da questo punto, chissà se è quello di fuga a cui il titolo fa riferimento, si apre un corpo a corpo con l’esistenza portata ai punti più bassi, quelli in cui sembrerebbe assente. La scoperta invece è illuminante.

Vedi Saša, forse le cose stanno così: l’involucro tangibile è visibile al mondo – la materia – si tende, si sporca, si strofina fino a lacerarsi, ed è lì a quel punto che, come un dito dal buco di un calzino, sbuca l’esistenza.

La vita compare proprio mentre sembra assente: mentre la bruttezza del mondo, o l’assenza di felicità, sembrano dominare la scena.

Tra letteratura e cronaca

Il viaggio nelle parole di Shishkin è meraviglioso e dolce come una splendida passeggiata in collina, le parole cadono sempre nel momento più giusto, gli argomenti sempre incredibilmente intimi e allo stesso tempo universali.

Non si può nascondere del resto che avendolo tra le mani in questi giorni la testa viaggia verso i fatti di cronaca, in questi momenti non si può non pensare di avere tra le mani il dialogo tra due giovani russi attuali, in cui uno dei due sia stato spedito proprio in Ucraina a difendere l’idea di Russia di Putin.

Non bisogna mai confondere la lettura con la cronaca, questo è certo, ma leggere Punto di fuga e farsi trasportare in una diversa comprensione dell’attualità è un viaggio intenso da compiere, forse necessario per capire qualcosa di un mondo di cui noi siamo sostanzialmente solo osservatori lontani.

Mikhail Shishkin – Punto di fuga – 21lettere
Traduzione: Emanuela Bonacorsi

Voto - 87%

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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