Mecca di Susan Straight è un libro per chi ama le descrizioni ricche di macchine, motori, sabbia, viaggio, insomma tutto ciò che ricalca l’immaginario on the road, ma una sensibilità devota ai micro movimenti dell’anima ci porta in un atmosfera più alta, più poetica, più accattivante. Qui la strada non è la via di fuga, non più, è la via della sopravvivenza, delle radici, del ricordo.
Mecca di Susan Straight
La California “è come un film in bianco visto alla tivù”: ormai conosciamo ogni suo angolo per via delle tante rappresentazioni cinematografiche che ne abbiamo avuto negli anni. La California dei surfisti, la California dei ricchi viziati, quella delle star strafatte, persino quella dei serial killer geniali e misteriosi. Difficile quindi dire qualcosa di nuovo o di interessante su questa baia stesa tra gli stati freddi d’America e il Messico.
Eppure in questa terra d’immigrazione e di fuga, di rivalsa e di sconfitta, di nuovi inizi e tristi epiloghi qualcosa di nuovo da dire si può trovare: basta rivolgersi agli osservatori giusti. Per esempio Susan Straight è capace di portarci con una grande lirica verso una California sconosciuta, o meglio poco inquadrata dalle telecamere.
Susan Straight, scrittrice, insegnante e giornalista, ha la capacità di raccontare personaggi lontani dalle storie classiche, anche se, leggendo i suoi racconti, vengono subito in mente immagini che potrebbero diventare un buon film. La prosa della scrittrice, che vive e lavora a Riverside, ha il profumo dei luoghi in cui è cresciuta, si sente la fragranza delle parole perché quel profumo lo hanno raccolto per la strada in tantissime giornate. Per questo Mecca coinvolge sin dalle prime pagine.
Ad aprire Mecca troviamo Johnny Frias, un poliziotto della California Highway Patrol che trascorre le sue giornate monitorando le autostrade, leggendo nel traffico percorsi e mode della propria comunità. Mentre guida la sua moto dal sapore vintage, le descrizioni delle auto sono ovviamente precisissime in questa parte del romanzo, l’agente Frias riflette sul suo essere di origini messicane e coi tratti somatici corrispondenti.
Nell’America di Trump, un poliziotto coi tratti messicani è vittima di scherno, più che timore incute irriverenza. Questa caratteristica porterà l’agente Frias ad alcuni spiacevoli fraintendimenti con la gente delle autostrade, soprattutto quella nascosta tra i canyon che in mezzo alla sabbia crede di non essere sotto la giurisdizione della legge. Nel libro troviamo anche i personaggi di Matelasse Rodrigue, una madre single che attraversa gran parte del sud della California cercando di crescere i suoi figli, e Ximena, una giovane donna mixteca senza documenti che fa spola tra la Mecca e Los Angeles per essere invisibile alle autorità.
Scanditi dai nomi delle strade che innervano la California, ci muoviamo a passo di Harley-Davison, sentendone il rumore nelle orecchie mentre leggiamo tanto è ben descritta l’atmosfera. C’è il vento caldo per tutta la durata della narrazione, vento caldo che provoca incendi in una immagine della California diversa e meno serena di quella a cui ci eravamo abituati in passato.
La grande potenza narrativa di Mecca è quella di portare i lettori verso mondi sommersi, sconosciuti, di farci conoscere una California che non abbiamo mai visto. Una California fatta da persone che normalmente si arrabattano come in qualunque città del mondo. L’orizzonte del romanzo è molto vasto, variegato. La storie narrate si estendono dal sud della California, attraverso luoghi famosi come Venice a Huntington Beach o San Bernardino, fino alle terre desertiche del Colorado, della Coachella Valley o del Joshua Tree.
Susan Straight scava nei nascondigli più intimi dei personaggi, ad un livello invisibile, una California nascosta: vecchie case nei canyon che rimangono come ultime tracce di campi di lavoro per agrumi, o ancora una comunità di famiglie di Oaxaca.
Mecca è un libro per chi ama le descrizioni ricche di macchine, motori, sabbia, viaggio, insomma tutto ciò che ricalca l’immaginario on the road, ma una sensibilità devota ai micro movimenti dell’anima ci porta in un atmosfera più alta, più poetica, più accattivante. Qui la strada non è la via di fuga, non più, è la via della sopravvivenza, delle radici, del ricordo.
Susan Straight – Mecca – NN Editore
Traduzione: Riccardo Duranti