L’anima delle città di Jan Brokken, conducendoci verso un viaggio sentimentale nel cuore (o nell’anima appunto) di alcune città splendide, è un libro che assolve alla funzione fondamentale di farci rimanere curiosi, di trasformarci in tanti piccoli detective dell’anima dei luoghi e di chi li vive.
L’anima delle città di Jan Brokken
Autore capace come pochi di narrare le vite degli altri, ricordiamo solo alcuni dei capolavori come I giusti e Il giardino dei Cosacchi, Jan Brokken ci regala ancora volta un libro capace di incuriosire ed affascinare facendoci rinnamorare di città più o meno note a livello mondiale.
Scrittore e viaggiatore, narratore e curioso, con L’anima delle città, Jan Brokken non compila semplicemente un diario, che comunque sarebbe stato imperdibile per via della sua penna, ma ci conduce verso un viaggio sentimentale nel cuore (o nell’anima appunto) di alcune città splendide.
Diciamo subito che, volendo essere molto (ma molto molto) pragmatici, si potrebbe usare questo libro come guida turistica, andando cioè nelle città prese in considerazione a cercare i luoghi che vengono descritti da Brokken. Possiamo garantire che questo utilizzo sarebbe già di per sé straordinario, perché i luoghi che entrano in questo libro sono fuori da ogni itinerario mainstream, sono piccole chicche (forse con esclusione di un paio di episodi) che però potrebbero fare la felicità dei più curiosi viaggiatori.
Va detto che questo tipo di utilizzo della letteratura, per scoprire luoghi altrimenti dimenticati (di cui Iperborea può vantare addirittura di essere capostipite in Italia anche grazie alla collana Passenger) attraverso il punto di vista di scrittori ed osservatori d’eccezione, è una delle cose più eccitanti che si possa vivere come amanti della lettura ancora prima che della letteratura.
Detto questo, nel libro troviamo gli spostamenti orizzontali e verticali di un uomo che, mentre viaggiava nello spazio, viaggiava nel tempo che quello spazio aveva costruito, andando a riscoprire storie o tracce rimaste tra i luoghi. “Mi piace pensare che nessuno scompare senza lasciare in eredità una traccia o un’idea” scrive ad un certo punto Brokken, esplicitando così uno dei temi che guiderà tutti i capitoli del libro.
Cercare le tracce degli altri vuol dire anche incontrare le proprie, come infatti accadrà nel capitolo dedicato a Kyoto, forse il più toccante tra tutti gli episodi che poco si può descrivere se non dicendo: godetevelo.
In alcuni casi la scelta della città da parte di un’artista è obbligata, altre volte casuale, altre ancora si tratterà di affinità elettiva: accade ciò che doveva capitare, né più né meno.
Detective dell’anima dei luoghi
Nel primo episodio del libro troviamo Mahler con le sue incapacità relazionali e il suo disamore per una città troppo rumorosa e chiassosa come Amsterdam che si trasformerà invece in un’unione più profonda, viscerale, fra l’arte del compositore e l’anima della città. Un amore non dato immediatamente, ma che invece bisognerà indagare a fondo, come fa Brokken, per ritrovare in tutta la sua profondità.
Sono legati alle loro città invece Morandi e Donizetti, rispettivamente Bologna e Bergamo, un po’ per incapacità di uscire dal loro luogo naturale di movimento, un po’ perché in esse ritroveranno tutta la loro possibilità di espressione artistica. La Bergamo di Donizett,i nelle parole di Brokken, è una città meravigliosa e inaspettata, fuori da ogni schema e segreta.
La Düsseldorf di Beuys invece è una tana, dove l’artista visivo e visionario nasconderà la sua storia, forse per paura di dover dire la verità su questioni fondamentali.
Altra sorte invece sarà quella di Satie con Parigi, capitolo meraviglioso anche solo per la quantità di personaggi fondamentali che vi entrano di sguincio, che mai sarà parigino e mai sarà però di un altro luogo. Dal suo “armadio”, come chiamava la stanza in cui riposava, scriverà la storia della musica contemporanea, ricevendo in cambio però critiche e disappunto da una Parigi che usciva a pezzi dalla Prima Guerra Mondiale e cercava più conforto che provocazione.
Capitolo a sè quello dedicato a Calvino e alla sua Cagliari. Lo scrittore geniale appare in realtà di riflesso attraverso sua madre, la fondatrice del giardino botanico narrato nel libro. Qui Brokken tenta ti ricostruire la scrittura di Calvino attraverso elementi pragmatici, concreti, esperimento non semplicissimo ma riuscito, che affascinerà gli amanti dello scrittore sempre intenti a chiedersi da dove tirasse fuori alcune idee così lontane dall’immaginario comune.
L’anima delle città è un libro che assolve alla funzione fondamentale di farci rimanere curiosi, di trasformarci in tanti piccoli detective dell’anima dei luoghi e di chi li vive.
Jan Brokken – L’anima delle città – Iperborea
Traduzione: Claudia Cozzi