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La stasi dietro il lavello – Claudia Rusch

La stasi dietro il lavello di Claudia Rusch racconta con precisione eppure con leggerezza una pagina complessa della storia contemporanea, dove per anni un parte d’Europa ha perso completamente l’idea di mondo e di vita privata. Nei capitoli conclusivi si legge lo smarrimento della “fuga” dalla Germania come di un moto verso la scoperta di sé stessi.

La stasi dietro il lavello di Claudia Rusch

La caduta del muro di Berlino nel 1989 ha aperto un baule della memoria che da anni si nascondeva bene tra le pieghe dello stomaco dell’Europa occidentale o capitalista che dir si voglia. Per chi ha avuto la possibilità di stare a Berlino negli anni immediatamente successivi al crollo del muro, le emozioni e la curiosità per quella città non si sono sopite velocemente. Ne è testimonianza il fascino che la capitale europea ha mantenuto negli ultimi trent’anni per giovani, artisti e amanti della storia.

Non stupisce quindi che la letteratura di Claudia Rusch susciti tanto fascino e curiosità nei lettori europei. La storia della grande, monolitica, ex DDR incute timore e fascino, perché si intuisce quante vite possa aver soffocato o limitato nei quarant’anni di vita di esistenza.

Ed è proprio in questo anfratto tra Storia e storia personale che si incastra il memoir La stasi dietro il lavello, della scrittrice nata a Stralsund, un paese antico affacciato sul Mar Baltico e annoverato alla Germania dell’Est nel 1945.

Proprio dal Mar Baltico parte il racconto di formazione autobiografico di Claudia Rosch, nei panni di bambina, figlia, studentessa e poi teenager sotto la Germania dell’Est. Il traghetto che unisce la terra tedesca alla sponda svedese è l’incipit da cui Claudia Rusch torna a ritroso verso l’infanzia, per raccontare le sensazioni e le emozioni di chi è stato per anni costretto a vivere recluso nella sua stessa nazione. Il porto di Stralsund, da cui è facile immaginare dopo poche migliaia di chilometri la Svezia, diventa il simbolo di ciò da cui non si può scappare, da cui non si può fuggire, da cui è difficile immaginare altri mondi.

La stasi dietro il lavello

Una condizione mentale

Dell’episodio che apre il libro non è solo il racconto del passato a colpire, ma è anche l’ossessione che il futuro sia condizionato dalla vita vissuta nell’ex DDR a tenere incantati i lettori di questo libro. Nel racconto della sua formazione scolastica appare evidente che crescere in un regime comunista non vuol dire solo aver vissuto un’idea, un modello di Stato. L’ex DDR è una condizione mentale a cui si è partecipato e da cui non ci si libera neanche molti anni dopo.

L’idea che appare tante volte nel libro della Rusch è proprio che il regime comunista, ossessionato dal controllo dei propri cittadini, sia stato un modello educativo e di formazione dell’anima da cui non si può sfuggire.

Se gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza lasciano addosso un emozione, è proprio quella dell’incontrovertibilità di un modello di pensiero a cui tutti erano sottoposti. La Rusch racconta almeno due episodi in cui lei era una bambina che vedeva le proprie esternazioni, le scelte dei genitori o anche semplicemente l’ironia infantile sottoposte al giudizio di uomini grigi appostati dietro ogni oggetto e ogni cespuglio.

Ad un certo punto la scrittrice si racconta bambina mentre viaggia in treno accompagnata dalla mamma. Bambina giustamente ingenua, la Rusch descrive come anche raccontare una barzelletta sui poliziotti in un luogo pubblico potesse diventare un espediente per minacciare ed arrestare un’intera famiglia. Un controllo così duro della realtà da dover per forza forgiare un’atteggiamento di soggezione e timore che sarebbe poi sfociato nell’autocensura.

La stasi dietro il lavello, un’espressione rubata all’epoca proprio per raccontare il grado di intromissione dell’ex Stato comunista, rende bene l’idea di come il controllo, il pudore, fossero armi necessarie per resistere alla quotidianità.

Il libro della Rusch racconta con precisione eppure con leggerezza una pagina complessa della storia contemporanea, dove per anni un parte d’Europa ha perso completamente l’idea di mondo e di vita privata. Nei capitoli conclusivi, infatti, la Rusch racconta lo smarrimento della “fuga” dalla Germania come di un moto verso la scoperta sia di sé stessi, sia di come il modo possa essere diverso senza la Stasi.

Claudia Rusch – La stasi dietro il lavelloKeller
Traduzione: Franco Filice

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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