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La regola dei terzi – Valentina Maini

La regola dei terzi di Valentina Maini propone un percorso disegnato da una scrittura elegante ed efficace, capace sia di restituire i diversi momenti sia di amalgamare tutto in una coerenza tesa all’anomalia.

La regola dei terzi di Valentina Maini

Abitavamo in una via poco affollata da dove il rumore della città arrivava come il segnale radio di una galassia lontana. La casa era un appartamento luminoso con il parquet a terra e gingilli appesi alle finestre, che a ogni colpo di vento tintinnavano, riempiendo le stanze di strani luccichii. Sembrava di vivere in mezzo alle libellule, in un perenne stato di ubriachezza. Quando un passero si affacciava alla finestra, pensavo sempre di sognarlo.

Abbiamo questa scrittrice italiana che ha una penna fuori dal comune, un talento spropositato che, dopo La mischia (leggi la recensione), si rinnova anche nei racconti, tra cui questo appena uscito. In poco spazio riesce a sfoderare pagine talmente ricche da non crederci, un’abbondanza letteraria di rara intensità e raffinatezza. Ora penserete che io stia esagerando e sono disposto a concedere l’ammissione di un debole per questa scrittrice, ma che il mio debole mi sconvolga completamente il gusto no, questo non lo credo. Al netto della mia predilezione, le considero poco più di trenta pagine che spiccano in maniera cristallina.

Una coppia sposata che non passa il suo periodo migliore e un terzo elemento che si inserisce in maniera insolita. La scrittura riesce a ritagliare intensità attraverso momenti molto diversi. Si passa dalla precisione sconfortante con cui vengono incisi i momenti di quotidiano disagio di fronte ad una relazione che va sfaldandosi; si attraversano gli stati emotivi deliranti del narratore che sconfinano in un mondo trasognato in modo disturbante; si affonda nel passato riesumando il rapporto con un padre anomalo e che ha lasciato segni troppo profondi per essere accantonati.

la regola dei terzi

Parlare di cattivo presagio non era a pieno titolo un errore, perché il presente non era davvero il presente, ma arrivava sempre un attimo prima: la minaccia e il desiderio stavano lì, a pochi secondi di separazione, come se ci fosse un ritardo costitutivo tra noi e le cose che ci giravano intorno, lasciando le loro impronte sul selciato.

Un percorso disegnato da una scrittura elegante ed efficace, capace sia di restituire i diversi momenti sia di amalgamare tutto in una coerenza tesa all’anomalia. Una prosa che sa abbagliare con ritagli di fulgida ispirazione, ma sa anche accompagnarci nei meandri, sia quelli banalmente articolati nei gesti quotidiani sia in quelli di uno straniamento che misura una deriva inarrestabile. Mettendoci anche quel tocco di un’ironia mai fuori luogo.

Pur srotolando un’ossessione insana, e quindi dedicandosi al montare degli elementi che martellano in quella direzione, nelle poche pagine riusciamo a scorgere diversi temi, tutti solo toccati, naturalmente, ma in maniera così consistente da rendere dispersivi eventuali approfondimenti. Questo è l’elemento che più incanta del libro, l’essenzialità su più fronti, l’incredibile ricchezza intagliata con angolature altamente riflettenti, riflessi in grado di abbagliare da un lato per la maestria del lavoro, dall’altro per l’intensità perturbante dei pensieri narrati.

Valentina MainiLa regola dei terzi – Tic

Voto - 83%

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