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Il guardiano – Peter Terrin

Il guardiano di Peter Terrin, in una città dai contorni misteriosi e tragici la gente è preoccupata per qualcosa di brutto che sta per accadere. Non si sa cosa, non si sa quando, non si sa da chi e verso chi. Tutto rimane sospeso in una bolla grigia che si muove nella testa di alcuni personaggi, diventando diventa un’effemeride della solitudine della lotta agli spettri.

Il guardiano di Peter Terrin

In una città dai contorni misteriosi e tragici la gente è preoccupata di un’imminente guerra, un attacco, qualcosa di brutto sta per accadere. Non si sa cosa, non si sa quando, non si sa bene da chi e verso chi. Tutto rimane sospeso in una bolla grigia che si muove nella testa di alcuni personaggi.

Chi sono questi personaggi che danno vita ad una sorta di teatro delle ombre? Sono due, poi tre, sono i guardiani di un garage lussuoso. Ingaggiati non si sa bene da quando e senza che ci sia data nessuna (o quasi) informazione sul passato e sulla biografia dei due personaggi Harry e Michael, i due lavoratori del garage vivono la paranoia dell’isolamento e il sapore della follia, sempre sull’orlo della deflagrazione. Forse sull’orlo, forse dentro.

Dalla città provengono suoni, rumori, suggestioni, che dall’interno del garage possono diventare solo suggestioni, mai notizie, mai verità. Così la recita dei due lavoratori, che operano per il bene della altrettanto misteriosa Organizzazione, diventa un’effemeride della solitudine della lotta agli spettri. Nel garage passano le figure dei condomini, persone ricche o domestici al loro servizio. Tutti entrano ed escono dal garage, raccontando però poco o nulla della propria vita. In uno spettacolo teatrale i passanti potrebbero essere dei cartonati che attraversano di tanto in tanto la scena.

Si tratta di un libro che, di primo impatto, verrebbe facile da catalogare come legato al genere fantascienza, distopico come va di moda dire oggi, in realtà, ad una lettura più ampia, il progetto risulta molto più ambizioso.

Infatti, ad una prima lettura, il lavoro di Peter Terrin potrebbe apparire come un classico esempio di racconto della fine del mondo, però, a differenza di molta letteratura di genere, qui manca la fine del mondo o almeno non esplode mai, tutto rimane sospeso, sonnecchiante, in stato allucinatorio. Lo stato mentale colpisce alla testa dei personaggi molto di più delle notizie esterne.

Il guardiano

Gioco teatrale

I due protagonisti della storia, Herry e Michael, si muovono come automi con schemi prefissati all’interno di un contesto chiuso e grigio che diventa soffocante, ma solo per il lettore. Per i protagonisti quella bolla di solitudine è invece confrontate, rassicurante. Quando un terzo personaggio comparirà a tre quarti del libro, allora gli equilibri cambieranno, la membrana che proteggeva i due si bucherà, lasciando passare tutta la realtà che fino a quel momento era rimasta fuori dal garage.

Qui diventa più facile l’accostamento a Dino Buzzati che, nelle notti al Corriere della Sera, scriveva quel capolavoro di assenze che è Il deserto dei Tartari, opera che cristallizza in modo assoluto il concetto di solitudine e mancanza.

Il gioco quindi si fa teatrale, con dialoghi che rimandano sempre ad altro, a qualcosa da venire, e scambi continuamente ironici nella loro meccanicità o per la mancanza di senso compiuto.

Nei dialoghi troviamo la chiave di volta del libro, perché ci permettono di intuire da vicino gli scambi, le dinamiche tra i personaggi, rendendoci finalmente chiaro il progetto dell’autore.

Peter Terrin, del resto, ha nelle proprie corde un rimando fortissimo alla letteratura teatrale che, in questo libro, emerge molto chiaramente, facendoci immaginare senza troppi problemi una bella messa in scena del testo. Facile, tra l’altro, realizzare la messa in scena di questo lavoro, anche grazie alla semplicità della costruzione degli ambienti nel romanzo.

Questo è sicuramente un libro divertente e viscoso, anche se, data la mole, potrebbe risultare meno appassionante di quello che sarebbe stato con qualche battuta in meno

Peter TerrinIl guardianoIperborea
Traduzione: Claudia Cozzi

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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