Il banchetto annuale della confraternita dei becchini di Mathias Énard è semplicemente fulminante. Attratti da un titolo fuori misura per lunghezza assoluta e lunghezza delle parole che lo compongono, è un romanzo ammaliante e magnetico, capace di trascinare il lettore in una radura fantastica dove spazio e tempo perdono di concretezza.
Il banchetto annuale della confraternita dei becchini di Mathias Énard
Fulminante, semplicemente fulminante. Servono poche parole per descrivere il libro firmato dal francese Mathias Énard, storico dell’arte e conoscitore della lingua araba e persiana. Attratti da un titolo fuori misura per lunghezza assoluta e lunghezza delle parole che lo compongono, Il banchetto annuale della confraternita dei becchini è un romanzo ammaliante e magnetico, capace di trascinare il lettore in una radura fantastica dove spazio e tempo perdono di concretezza.
Ed in effetti è proprio questo il tentativo di Enard, far perdere senso al tempo lineare che conosciamo concretamente e riportaci ad un concetto di circolarità del tempo dove la Ruota dell’esistenza (immagine che troviamo nel libro) girando fa trovare i personaggi del mondo ad incroci e addii in momenti diversi della storia.
Ma non pensate di trovarvi di fronte ad un libro completamente etereo, tutt’altro, a colpire è la cifra stilistica con cui Mathias Énard ha composto il suo ultimo romanzo.
L’apertura del libro è affidata ad un giovane antropologo che sta componendo la propria tesi di dottorato. L’osservazione sul campo scelta per il proprio lavoro è una piccola cittadina francese immersa nella campagna vicina alle Marais e lontana anni luce dalla vita mondana parigina.
David, il giovane antropologo, entra in relazione con la comunità per mezzo delle proprie interviste, della propria ricerca, ma da subito si intuisce che, oltre alla concretezza della realtà visibile agli occhi, incontreremo un altro lato della realtà. I personaggi vengono raccontati da una voce esterna che li introduce e li attraversa con lo sguardo, spostandosi fra passato e futuro in un gioco di rimandi continuo e spiazzante.
Gli ambienti sono quelli della campagna francese, in cui però, oltre alle case che ospitano i nostri protagonisti, compaiono anche le tracce di una storia più profonda che arriva sino a Giulio Cesare e ad una sua nota sentenza con cui battezzò la Gallia per sempre: Gallia est omnis divisa in partes tres.
Scorrere tra epoche e voci
Dal punto di vista narrativo siamo di fronte ad una costruzione dell’impianto che ricorda il romanzo gotico per alcuni versi, ambienti spogli e antichi, cimiteri, case rumorose, ma per altri aspetti ci troviamo anche in una struttura vicina al giallo europeo o meglio francese, con attese e tensioni per l’arrivo di colpi di scena possibili. L’intreccio di generi e stili narrativi dona alla lettura una sensazione di freschezza e di curiosità che non si soddisfa velocemente e porta a bramare la conclusione del libro. Le 500 pagine totali di questo romanzo vi parranno addirittura poche una volta concluse, tanto la scrittura di Énard è magnetica e dolce.
La capacità di scorrere tra le epoche e le voci è arte ben rara in un romanzo, in cui di solito si risolve la prima a scapito della seconda, trovandoci poi a sorbirci dei pipponi pazzeschi per arrivare in pochi momenti ad una letteratura degna di nota. Tra i pochi scrittori capaci di fare tale operazione annoveriamo il nostro Claudio Magris (uno su tutti Alla Cieca), figlio anche lui, non a caso, della multiculturalità e della conoscenza storica. Certo in questo caso Énard paga l’omaggio a Rabelais, ma sarebbe ingeneroso chiudere la faccenda citando il grande autore cinquecentesco, perché si trascurerebbero almeno trecento pagine di letteratura che va verso altre direzioni.
Énard è bravissimo nel portarci in un turbine di parole ed emozioni in cui tutto suona così verace e coinvolgente da non permetterci mai di staccare la mente durante la lettura.
Una menzione importante va fatta per Yasmina Mélaouah, la traduttrice, perché leggendo il libro cogliamo l’ottimo lavoro di trasposizione fatto per linguaggio e struttura metrica. Tutto scivola liscio, tutto scorre perfettamente, evitando gli inceppamenti classici dovuti alla difficoltà di tradurre periodi composti e complessi, tutto sembra sempre raccontato al bar. Molto interessante e di grande gusto anche la scelta di utilizzare un linguaggio aulico e senza tempo in alcuni punti e invece termini e parole colte dall’uso quotidiano e dallo slang in altri.
Il banchetto annuale della confraternita dei becchini si va a posizionare tra le migliori uscite dell’anno sul mercato italiano, senza alcun dubbio, attestandosi come libro che potrebbe, grazie al passaparola, avere un successo larghissimo, grazie alla capacità di attrarre lettori davvero eterogenei.
Mathias Énard – Il banchetto annuale della confraternita dei becchini – Edizioni E/O
Traduzione: Yasmina Mélaouah