Chiedi se vive o se muore - Gaia Giovagnoli

Chiedi se vive o se muore – Gaia Giovagnoli

Chiedi se vive o se muore di Gaia Giovagnoli ci conferma un’autrice interessante, capace di muoversi tra grandi misteri e miserie quotidiane, di tessere i legami tra le persone attraverso una proposta letteraria intrigante e vivace. L’autrice è in grado di intercettare storie molto forti e riportare su pagina inquietudini disturbanti estrapolandone nello stesso tempo l’enormità e la naturalezza, in un contrasto irrisolvibile e sempre attuale.

Chiedi se vive o se muore di Gaia Giovagnoli

L’amore può essere una mutilazione: se serve, si può recidere una piccola parte all’amato – un suo desiderio da niente – per far sì che un pezzo del puzzle continui a combaciare. Limarlo per il fine superiore: stare insieme nonostante tutto.
Pensai agli schiaffi della mamma: a quanto fossero necessari.

Dopo Cos’hai nel sangue (leggi la recensione), la seconda prova di Gaia Giovagnoli ci conferma un’autrice interessante, capace di muoversi tra grandi misteri e miserie quotidiane, di tessere i legami tra le persone attraverso una proposta letteraria intrigante e vivace. L’autrice è in grado di intercettare storie molto forti e riportare su pagina inquietudini disturbanti estrapolandone nello stesso tempo l’enormità e la naturalezza, in un contrasto irrisolvibile e sempre attuale.

India parla al suo ex compagno Leo dal capezzale del letto d’ospedale in cui egli si trova in coma dopo una caduta dal secondo piano dell’appartamento. Si tratta dunque di un dialogo immaginario che fornisce la scusa per scavare dentro sé stessa, alla ricerca di cause e conseguenze, ragioni e torti, origini e inevitabili sbocchi. Un accorato richiamo a Leo che suona come una liberazione da Leo, un resoconto frastagliato di una vita in affanno, sempre alla ricerca di un’adeguatezza mai in vista.

La prosa di Giovagnoli è spezzata e serrata, con pochi spazi per far passare l’aria, in un racconto di vita che non ha tempo di sostare troppo sulle tappe perché ha una tensione costante al futuro, l’unico posto in cui le storture del ricordo riescono a trovare una possibile pace. India va avanti e indietro nei ricordi, in un’alternanza temporale che incastra gli elementi della narrazione, lega i periodi della vita in un nodo stretto, donando quasi una coerenza non desiderata, un filo conduttore precario ma spinoso. Parafrasando Fossati: la costruzione di una libertà spezza le vene delle mani, mescola il sangue col sudore, se te ne rimane.

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Di tossicità e altri affanni

Hai colto perfettamente l’intervallo tra la mia disperazione e la mia vanità, e hai saputo subito che dirmi di smettere di cadere non era la cosa giusta, e nemmeno la più utile. Quella era la mia unica forza: vivere nei miei drammi. Proteggerli a ogni costo. Ero vuota come un pugno. Conoscevi quel meccanismo, perché era anche il tuo.

Un primo elemento che permea la storia è la tossicità dei legami affettivi di India, in particolare quello con la madre e con Leo. Il rapporto con la madre è burrascoso e sfocia nella violenza fisica subita dalla figlia; anche il rapporto con Leo riprende una fisicità molto spinta, fino al gesto che sconfina del ragazzo, andando oltre ogni dinamica di sofferenza. Ma India non si considera solo vittima, il rapporto con Leo è intrecciato alle sue paure, alle sue esperienze traumatiche (una a dodici anni in particolare), alle insicurezze, al suo rapporto stonato con le dinamiche di dominio e piacere, ma è pur sempre lei stessa a crogiolarvisi, è lei stessa giocatrice attiva.

Il racconto di India mette in risalto la grande differenza tra razionalità e desiderio: mentre narra è in grado di tirare le somme, giuste o sbagliate che siano, analizza alcune dinamiche con una certa lucidità, però risalta altrettanto l’immersione totale nella situazione in cui si trovava durante l’incedere dei fatti. La titubanza non ha ancora abbandonato India che, in un meccanismo che falsifica per inverare, propone alcune alternative della sua vita passata per poi smentirle, gioca con cosa avrebbe potuto essere, lo porta fino ad una linea di verità coerente per poi distruggerla con l’effettività dello svolgimento, il rincorrersi concreto delle scelte.

Naturalmente ci sono i tarocchi: India legge i tarocchi e i capitoli hanno come titolo uno degli arcani maggiori in riferimento ai fatti narrati. Non si tratta però di tarocchi che ammantano di mistero la vicenda, seppur naturalmente si gioca sull’esistenza di un destino, sono piuttosto tarocchi con i piedi per terra, umanizzati più che divinizzati. La realtà dipende dal punto di vista, dalla lettura che ne viene fatta, così come nei tarocchi i segni dipendono da chi li legge, dai desideri e le paure di chi li consulta. La realtà perde solidità di fronte alla malleabilità dell’animo umano, viene torta assecondando le curve dei sentimenti.

Sono ancora molti i temi toccati dal libro, tra cui la linea di sangue ripresa dall’esordio, e questo lo rende ricco di spunti e suggestioni.

Gaia Giovagnoli – Chiedi se vive o se muoreNottetempo

Voto - 72%

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Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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