Brucia l’aria di Omar Di Monopoli è un libro diverso dagli altri dell’autore, da un lato più semplice, dall’altro più ambizioso. All’apparente semplicità della trama fa da contraltare la precisione delle descrizioni, dei particolari, dei ritratti, con un’apertura ulteriore verso la stratificazione del tempo narrativo tra passato e presente e un presente-passato dolorante fino alle ultime pagine del libro.
Brucia l’aria di Omar Di Monopoli
Brucia l’aria è il quinto romanzo dato alle stampe da Omar Di Monopoli, scrittore per il quale varrebbe la pena di inventare una categoria a parte nel mondo dell’editoria contemporanea italiana. Etichettato troppo in fretta come western e noir, anche se i colori sono forti proprio come da genere, Omar Di Monopoli nel suo percorso letterario è stato capace di creare una forma di novella che, pur attingendo a mondi differenti e lontani, rimane personale e originale nel panorama nazionale. Complice una scrittura ricca, diretta, senza trascurare momenti di puro divertimento, i libri dello scrittore che risiede a Manduria sono diventanti un caso letterario a cui è sempre un piacere approcciarsi.
Brucia l’aria, edito da Feltrinelli da poche settimane, è piacevolmente sorprendente per i fili che tesse, ma soprattutto per le trame che crea. Trame che non smettono di avviluppare il lettore fino alla conclusione. Trame arricchite dalla lingua con cui sono scritte, un dialetto stretto e violento che ficca spine esattamente dove c’è più carne viva, ma anche diverte, alleggerisce, dona verità.
Altra caratterista fondamentale che ritroviamo nei libri di Omar Di Monopoli sono i caratteri disegnati con una meticolosità che si avvicina al ritratto, forse al fumetto emblematico, con tratti talmente ben definiti da far sentire il fiato dei protagonisti dei suoi romanzi, da farne intravvedere i tratti somatici.
Nel caso di questo romanzo non si può non rimanere colpiti sin dalle prime pagine dalla figura di Rocco, autotrasportatore, bello e tamarro come tanti se ne incontrato sulle infinite autostrade del sud. Maschio e fragile, belluino e romantico, Rocco trascina la storia narrata sulle sue spalle. Un personaggio romantico e virile che ha messo il cuore vicino ai suoi amori, mentre la sua testa ahimè non trova pace tranne forse che tra le sbarre di un carcere.
Un libro diverso dai precedenti
Il libro narra dell’estate del 1990, quando un gigantesco incendio divorò buona parte del litorale di Torre Languorina, terra di nessuno all’estremità più orientale di un Salento lontano da qualsiasi traiettoria turistica. Tra i resti bruciati dell’immenso falò venne rinvenuto un cadavere che le autorità registrarono subito come il responsabile del disastro: Livio Caraglia, pompiere locale dai trascorsi ambigui. Per alcuni un eroe, per altri un estorsore locale in odore di mafia.
Simbolo del Sud e delle sue contraddizioni, Livio Caraglia è il primo esemplare della razza sua ad aver vinto un concorso pubblico come Vigile del Fuoco, eppure è anche troppo eroico per affrontare le contraddizioni di una terra inaridita. Attorno a questa figura mitica, Omar di Monopoli disegna tre generazioni: il padre di Livio Caraglia con il suo impettimento per il figlio, Rocco e Gaetano prole del pompiere coi loro demoni nella testa.
Vent’anni dopo il tragico incidente saranno infatti i suoi figli a fare i conti con la cenere di quel passato. Il già citato Rocco Caraglia,, sforzandosi di rigare dritto e Gaetano, ancora minorenne che non accetta che il fratello rispetti la legge e che frequenta il suo vecchio socio, Pilurussu, con cui sogna di cambiare il proprio destino scommettendo sui combattimenti di cani.
A questo scenario che scandaglia demoni e onori del passato si aggiunge una figura che trascina con sé un altro pezzo di mondo: Nunzia. Protagonista femminile indiscussa, Nunzia è stata il primo amore di Rocco Caraglia, rapporto interrotto in un tempo lontano per il suo ingresso in carcere. Amore mai interrotto e che si riaccende moderatamente grazie alla madre inferma di Rocco e Gaetano che vuole essere curata solo da persone di cui si fida.
Da queste vicende si dipanano diversi filoni narrativi che si confonderanno in un’unica storia corale di un terra desolata che vuole però farsi raccontare in technicolor.
Sono infatti le immagini perfette a cui poco aggiungerebbe una telecamera a saltare all’occhio e coinvolgere, facendo sentire il calore del Salento e la solitudine dei luoghi fuori dalle rotte turistiche. Posti dimenticati da tutti tranne dai mass media quando bisogna trovare casi eclatanti di violenza da spiattellare a tutto schermo.
Brucia l’aria è un libro diverso dagli altri scritti da Omar di Monopoli, da un lato più semplice, dall’altro più ambizioso.
All’apparente semplicità della trama, che naturalmente non si estingue nella mia descrizione, fa da contraltare la precisione delle descrizioni, dei particolari, dei ritratti, con un’apertura ulteriore verso la stratificazione del tempo narrativo tra passato e presente e un presente-passato dolorante fino alle ultime pagine del libro.
Se Rocco come protagonista varrebbe da solo il prezzo del libro, non si può non rimanere colpiti dalla dolcezza di Nunzia e dalle sfaccettature di Pilurussu, Vittorio il metronotte e Precamuerti: tutti personaggi che meriterebbero un libro a sé.
Omar Di Monopoli – Brucia l’aria – Feltrinelli