Alessandro Curioni: “Dovete avere paura del web”

Perché solo conoscendone i rischi che potremo viverlo meglio e senza fare errori. Ecco la nostra intervista all’autore de  La privacy vi salverà la vita – Internet, social, chat e altre mortali amenità

Alessandro Curioni è un esperto di sicurezza informatica che da anni cura workshop e corsi per aziende ed insegnanti sulla sicurezza informatica. Lo abbiamo incontrato per fargli alcune domande sul suo ultimo prezioso libro “La Privacy vi salverà la vita” (qui la nostra recensione).

Crede ci sia abbastanza attenzione da parte dei singoli utenti su questo tema?
Assolutamente no.  Siamo indietro su questo tema, la maggior parte delle persone non hanno alcuna percezione del rischio.
Parte del problema e anche dovuto al fatto che non c’è paura non conoscendo i rischi reali del web e quando non hai paura non ti preoccupi e non presti attenzione.
Se attraversi la strada e non hai paura non fai attenzione alle macchine perché non percepisci che potrebbero ferirti, ecco su internet succede la stessa cosa la gente non capisce i rischi che corre.
Per questo nei miei incontri cerco di “spaventare” il più possibile.
Un articolo di qualche tempo fa diceva che la password più usata al mondo è “0000000” e lei racconta nel libro di come ci si senta furbi nel nascondere il Pin del Bancomat tra i numeri della rubrica telefonica, ma siamo davvero così sprovveduti davanti alle insidie della rete?
Si, lo siamo tutti perché non abbiamo paura e siamo molti pigri e questa combinazione ci fa commettere errori banali, stupidi.
I criminali giocano su questo del resto sulla nostra pigrizia e faciloneria. Per esempio di solito la password che si usa su Gmail e la stessa che usiamo sui social, per gli acquisti su Amazon e magari anche per gli account bancari, insomma facilitiamo un criminale che voglia rubare completamente la nostra identità.
Lei parla di nativi digitali, cioè le generazioni nate dopo l’avvento di internet, e del loro approccio disinvolto al web, dicendo che non avrebbero in nessuna considerazione la tutela della propria privacy. Ma possibile che i social abbiano cambiato cosi tanto anche il nostro modo di stare al mondo?
Certo che sì, i nativi digitali hanno una percezione della realtà diversa dalla nostra. internet non è vissuto come uno spazio di cui preoccuparsi, non capendo che i loro dati saranno usati, oltre che visti, da altri. I più giovani non hanno alcuna paura del web.
In questo c’è del solipsismo da parte dei più giovani soli davanti al computer?
No, anche perché i giovani usano il web per incontrare, usano i social, lo usano per connettersi e condividere.
Lei scrive che nel “mondo artificiale della rete sapere non è un diritto, ma un dovere per chi vuole sopravvivere”. Ma perché siamo così impreparati al mondo del web?
 Rispetto al ruolo di genitori non sapere diventa addirittura scarsa protezione dei propri figli, ignorare dei pericoli ed omettere indicazioni importanti, giusto?
Io non posso neanche farne una colpa ai genitori del non essere attenti alla sicurezza dei propri figli per la semplice ragione che non ha no percezione del problema per primi loro, non ne sono consapevoli. Io sto facendo coi miei libri e con gli incontri che curo faccio semplicemente divulgazione cercando di “spaventare” perché se non hai paura di quello potrebbe succedere ignori il problema.
Nel mio libro precedente “Come pesci nella rete” parlavo dei genitori che non hanno percezione del pericolo ma purtroppo anche nella categoria degli insegnati le cose non cambiano.
Ricordo un incontro con 1000 insegnanti in un teatro in cui nessuno aveva la più pallida idea di cosa fosse il pericolosissimo Dark Web. Alla domanda su quanti avessero letto l’informativa di Facebook e Gmail  alzò la mano solo una persona, questo ci dà l’idea di come siamo impreparati rispetto alla violenza che può arrivarci addosso dal web.
Quanto abbiamo guadagnato e quanto abbiamo perso dal mondo tutto connesso?
Abbiamo guadagnato tantissimo e abbiamo perso solo per colpa nostra qualcosa. Avere la possibilità di fare qualcosa non vuol dire non fare più delle altre cose, non vuol dire impigrirsi. Whatsapp è uno strumento straordinario, comodo e semplice ma non vuol dire che un amico lo sento solo via app, un amico lo devo vedere ci devo parlare di persona, lo devo incontrare. Stessa cosa vale per la macchina, avere un auto non vuol dire che per andare a fare la spesa nel quartiere devo per forza usarla, posso anche andare a piedi. Non sono gli strumenti ma il nostro utilizzo che cambia le cose.
Lei pensa che i più giovani svilupperemo anticorpi rispetto al mondo del web e sopratutto dei social?
Come tutti gli anticorpi anche quelli per il mondo del web arriveranno dopo una malattia allora si svilupperanno.
La rete del resto per un sacco di cose è biologica cioè riproduce fedelmente il nostro mondo, quindi anche i virus funzionano come nel mondo reale, si insidiano sotto pelle e noi non li vediamo.
Ci sono delle stime rispetto al giro di affari delle truffe web e dei paesi dove avvengono maggiormente?
Le stime girano su cifre altissime parliamo di 550.000.000 di dollari solo l’anno scorso, ma i numeri sono costante crescita. Gli americani sono sicuramente le vittime preferenziali perché maggiormente digitalizzati ma si sta sviluppando tutto molto velocemente. L’italia è stata protetta fino a qualche anno fa dal fatto che l’italiano era parlato solo da noi ma ora l’industria del crimine online si è organizzata e anche il nostro paese è diventato un mercato appetibile.
Che consiglio può dare ai nostri lettori?
Abbiate paura, solo avendo paura dei pericoli della rete avremo la possibilità di difendercene.

Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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