Un pescatore di quelli di tanti anni fa. Il lago di Como, con le sue montagne a strapiombo e le sue acque placide e scure. Una chitarra che riempie senza essere invasiva. Il tutto miscelato da un uso sapiente del bianco e nero e da una scelta di inquadrature praticamente fotografica. Tutto questo è Ceko, di OpenCircle. Da vedere.
Quando avevo sedici anni, ero un coglione. Lo ero sotto molti punti di vista. Non che ora non lo sia del tutto, ma a sedici anni posso vantarmi di aver raggiunto vette somme. Di solito una buona parte di quello che siamo stati a quell’età ce lo si porta dietro e ci indirizza nella vita. Io invece, quello che sono l’ho costruito in poco tempo e molto tardi. Tante delle mie convinzioni di quegli anni si sono sciolte come neve al sole, tanti capisaldi, allora considerati imprescindibili, sono passati senza lasciare traccia. Lo dico con un po’ di vergogna, perché è brutto essere quello che si è senza avere una storia, la mia crescita (se così si può definire) è recente e condensata in pochissimi anni e tutto quello che amo, l’ho scoperto da poco. Prima ero svogliato. Ad esempio studiavo per obbligo. Mi interessavo di nulla e, sebbene, la natura mi avesse anche dotato di qualche minima capacità intellettiva, ho sempre cercato di fare solo lo stretto necessario per potermela cavare. Con questa tecnica mi sono diplomato, ho preso una laurea e ci ho costruito una dignitosa quanto fallimentare carriera da giornalista, mica cotiche.
Sono tante le cose meravigliose che ho scoperto tardi, anche se avrei avuto l’età per averle potute vivere in diretta, con il furore dei sedici anni. Una di queste è il grunge. Poi la letteratura contemporanea americana. Il vino rosso. La scrittura come piacere personale e non solo come lavoro. Parlare delle mie paure, anche se solo con una professionista. Le verdure verdi. La bellezza della musica a prescindere dal testo.
Un’altra cosa che ho scoperto tardi, è il lago. Anzi, il potere del lago.
E pensare che i miei genitori hanno sempre passato le vacanze in località lacustri e da alcuni anni ci vivono stabilmente. Io stesso, dai 14 fino ai 20, passavo due-barra-tre mesi a Bellano a farmi la stagione estiva in un albergo per potermi pagare i vizi dell’inverno successivo. Tre mesi di camerierato al lago. Eppure io a sedici anni il lago lo odiavo con tutto me stesso. E non perché ci lavoravo, anzi, mi divertivo da matti tra piatti, clienti e le ragazzine dei vari paeselli. Però io sognavo il mare. Del lago, di quell’acqua scura e senza sale che ti butta giù, di quel cazzo di freddo che viene a colpirti fin dalle tre del pomeriggio io non ne volevo sapere.
Il potere del lago, dicevo, l’ho scoperto tardi.
La sua capacità, parlo di quello di Como, di coccolarti e allo stesso tempo aprirti praterie nell’anima è qualcosa di unico che nessun altro luogo sa farmi provare. Almeno non così intensamente. Le montagne altissime, il suo profilo stretto, quel maledetto vento che ti ricorda sempre quale è la sua forza, rispetto alla tua, sono un innesco perfetto per i pensieri, per i dubbi, per i sogni di cambiamento. Chi nasce qui, col lago non solo ci convive, ma ne è legato quasi geneticamente. Sono pochi quelli che se ne vanno e non ne hanno nostalgia, molti quelli che, invece, restano anche a costo di non realizzare tutte le proprie aspettative. Ciò è vero per i laghèe di qualche anno fa, ma è così anche per quelli più giovani, per la quale Milano, Londra o chissà quale altro posto al mondo esercita un fascino fortissimo ma che poi, alla fine, sempre là in riva ritornano.
Tutto questo vale a maggior ragione se il lago, oltre a essere la cornice della tua vita è anche la fonte del tuo lavoro. In questo bellissimo corto realizzato da OpenCircle, Ceko, all’anagrafe Francesco Ghislanzoni di Pescarenico, racconta la sua vita sul lago, il suo lavoro di pescatore ma soprattutto il suo rapporto col Lago di Como, un’entità viva, a cui offrire il proprio rispetto e ricevere in cambio non solo il pescato da vendere in terraferma, ma anche una profonda ragione di vita. Quattro minuti abbondanti di inquadrature azzeccate, bianchi e neri da favola, in cui la voce di Ceko si insinua raccontando con semplicità la magia, anzi, il potere, di questo luogo. Buona visione.
Qui il sito ufficiale di OpenCircle, qui invece quello dell’autore del progetto, Klaus Dell’Orto.