Oltre natura e cultura di Philippe Descola, al netto delle difficoltà, ha un cuore che raggiunge il lettore. E questo cuore ha una portata enorme, un’attualità che ci coinvolge e alza l’asticella in una direzione spiazzante. È un viaggio del pensiero molto stimolante, oltre ad essere un viaggio in giro per un mondo tutto da scoprire.
Oltre natura e cultura di Philippe Descola
Insomma, è la nozione di spirito che abbiamo portato nel vostro pensiero?
E lui obiettava:
Lo spirito? Bah! Non ci avete portato lo spirito. Conoscevamo già l’esistenza dello spirito. Noi procedevamo secondo lo spirito. Ma quello che ci avete portato è il corpo.
Non è un libro facile, ci sono punti un po’ ostici per i non addetti ai lavori, ed io non lo sono, e il rischio di perdersi in qualche tecnicismo esiste. Continuando a mettere le mani avanti, non ho nessunissima competenza per entrare nel merito delle teorie esposte, non posso che affidarmi all’autorità, che pare conclamata, dell’autore.
Allora perché ne parlo? Innanzitutto perché, al netto delle difficoltà, il cuore del discorso riesce a raggiungere il lettore. E poi perché questo cuore ha una portata enorme, un’attualità che ci coinvolge e alza l’asticella in una direzione spiazzante. Quindi è un viaggio del pensiero molto stimolante, oltre ad essere un viaggio in giro per un mondo tutto da scoprire.
E alla fine saremo costretti a fare i conti con il nostro di mondo, con la visione delle cose che contribuiamo inevitabilmente a portare avanti e con noi stessi, con lo schema mentale che ci costringe all’interno di un circolo vizioso. Il vizio è ancora maggiore poiché facciamo parte di quella parte di popolazione dominante che il mondo lo sta trattando molto male, arrivandoci proprio attraverso quel punto di vista che abbiamo sviluppato.
Modi di identificazione e relazioni
Semplificando oltremodo, la novità della proposta di Descola consiste nello schematizzare i modi d’identificazione con cui le popolazioni considerano se stessi e l’altro da sé, creando collettivi diversi tra loro. Le quattro ontologie sono: Animismo (dove esiste una somiglianza delle interiorità e una differenza delle fisicità), Totemismo (somiglianza di entrambe), Naturalismo (differenza delle interiorità e somiglianza delle fisicità) e Analogismo (differenza di entrambe). Queste coordinate sono poi implementate dalle tipologie di relazione che vengono portate avanti al loro interno.
La teoria proposta, che vuole essere schematica ma non dogmatica, mira a farci assumere la consapevolezza che il nostro modo di stare la mondo non è l’unico esistente e il fatto che sia dominante non gli garantisce meriti particolari. Altre popolazioni nel mondo hanno sviluppato tutt’altro rapporto con l’ambiente e gli altri esseri viventi, talmente diverso da figurare una vita in veri e propri altri mondi non assimilabili.
Il Naturalismo, il nostro modo d’identificazione, si è per altro sviluppato in seguito alla spinta del metodo scientifico, non è sempre stata l’ontologia occidentale. Inoltre, punto fondamentale, il Naturalismo non è lo sviluppo raffinato degli altri modi rozzi, tutti i modi d’identificazione hanno la stessa dignità e non si susseguono in una linea di sviluppo, non esiste una direzione migliorativa.
Il mondo non ci appartiene
Rimane una domanda che il lettore potrebbe giustamente porsi. A partire da quale punto di vista, dirà, si sente autorizzato a mettere quello degli altri in tutte queste combinazioni alle quali lei sarebbe il solo a sottrarsi? […] È evidente, prima di tutto, che il mio punto di partenza si situi senza ambiguità nel terreno familiare del naturalismo. Non si sfugge facilmente alle proprie origini e ai propri schemi di comprensione della realtà acquisiti attraverso l’educazione e consolidati dall’inserimento in una comunità di pratiche. […]
Come sottrarsi allora al dilemma del naturalismo, questa oscillazione troppo prevedibile tra la speranza monistica dell’universalismo naturale e la tentazione pluralistica del relativismo culturale? E soprattutto, come emanciparsi dal pensiero consolatorio che la nostra cultura sarebbe la sola a essersi aperta un accesso privilegiato alla vera intelligenza della natura di cui le altre culture avrebbero invece solo delle rappresentazioni – approssimative, ma degne d’interesse per degli spiriti caritatevoli, false e perniciose per la loro potenziale contagiosità dal punto di vista dei positivisti?
Il progetto di Descola è tanto più ambizioso in quanto cerca di uscire da un’impasse insita in qualunque studio delle popolazioni: quella che vede gli studiosi stessi ragionare su visioni del mondo differenti da quella in cui sono implicati. Eppure lo sforzo vale la pena, l’eventuale raggiungimento del risultato sarebbe virtuoso, anzi, è uno di quei casi in cui il risultato non conta, perché già solo lo sforzo ci consentirebbe un salto qualitativo non indifferente.
Il punto di vista occidentale si è sviluppato in determinate circostanze e territori ed è portatore di meccanismi relativi che, per quanto vantaggiosi sotto molti punti di vista, non contengono assoluti. Il nostro considerare l’uomo come essere vivente speciale e unico a causa della sua interiorità e relegare il resto della natura (e non solo) ad entità inferiore, facendone mera materia di studio quando va bene, ha avuto le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi. La differenziazione tra natura e cultura è tutta giocata all’interno del circolo che abbiamo costruito.
Descola vuole spingerci a relativizzare il nostro mondo, non per un mero vezzo, bensì perché altre popolazioni sono testimoni di diverse modalità di rapportarsi con l’ambiente per nulla teoriche, ma pratiche e quotidiane. Non si tratta di decidere quale sia il meglio, sarebbe però importante prendere consapevolezza di quanto il nostro percorso non sia ineluttabile perché scritto in qualche legge che ci siamo costruiti, lo spazio per le scelte rimane, perché è sempre stato, ampio e decisivo.
Difficile trovare, per noi comuni lettori, in un saggio tanto specifico spunti di vita così profondi, ecco perché, nonostante l’impegno richiesto, questo libro merita di essere letto.
Philippe Descola – Oltre natura e cultura – Raffaello Cortina Editore
A cura di: Nadia Breda; Traduzione: Annalisa D’Orsi
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